Omicidio Romano a Siracusa, il Pm chiede 30 anni per il boss Attanasio
Trent'anni di reclusione sono stati chiesti questo pomeriggio dal Pm Alessandro La Rosa per il boss siracusano Alessio Attanasio, accusato di essere stato uno dei killer di Giuseppe Romano, ucciso il 17 marzo del 2001 in via Elorina a Siracusa.. Il processo si celebra con il rito abbreviato a Catania.
Il Gup Pezzino ha dato lettura dell’ordinanza emessa dalla Corte d’Appello di Catania che ha rigettato l’istanza di ricusazione avanzata dal boss siracusano nei confronto dello stesso giudice in quanto, a suo dire, avrebbe adottato alcune decisioni in sede di indagini preliminari contrarie all’indagato. Subito dopo, l’avvocato Licinio La Terra Albanelli, difensore di fiducia di Alessio Attanasio, ha ripresentato due richieste tese ad ottenere una perizia balistica e l’acquisizione della patente della vittima dell’agguato mortale al fine di accertare la sua esatta altezza. Sulle due richieste del difensore di Attanasio il Pubblico Ministero La Rosa si è opposto ed il Gup Pezzino, ritenendo le “prove” non utili per la sua decisione, non le ha ammesse e ha ordinato procedersi oltre. A quel punto, ha preso la parola il Pubblico Ministero La Rosa, che ritenendo convergenti e credibili le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, Salvatore Lombardo, Attilio Pandolfino, Giuseppe Curcio, Dario Troni, Antonio Tarascio e Rosario Piccione, secondo i quali uno dei due killer entrati in azione in via Elorina fosse appunto Alessio Attanasio, ha ribadito la richiesta di condanna a 30 anni di reclusione per il boss siracusano. Il magistrato della Procura Distrettuale Antimafia ha ricordato che l’agguato mortale si verificò diciassette anni fa, durante il quale l’incolpevole Giuseppe Romano fu crivellato di piombo, mentre si trovava alla guida di una Fiat 126. Secondo i pentiti, il povero Giuseppe Romano, estraneo all’ambiente criminale, fu ucciso per uno scambio di persona da parte dei killer i quali ritenevano che al volante della 126 ci fosse l’imprenditore Saparoso, appaltatore edile, proprietario della macchina.
Alessio Attanasio, che respinge le accuse, ha seguito il processo dalla saletta del carcere di Cuneo e al suo fianco c’era l’avvocato Maria Teresa Pintus del Foro di Sassari.
Per la Difesa di Attanasio comunque parlerà soltanto l’avvocato Licinio La Terra Albanelli, che ha chiesto un termine, alla luce del rigetto delle due richieste difensive (perizia balistica e acquisizione della carta d’identità del povero Giuseppe Romano) e il Gup Pezzino, concedendoglielo, ha rinviato la ripresa del processo alla data del 22 ottobre.