Tendopoli dell'orrore a Siracusa, 300 stranieri sotto le stelle e senza servizi
Al tramonto li si vede a piccoli gruppi, talvolta in fila, un grande bidone sulle spalle, camminare lungo la Nazionale in direzione della fontana del piccolo centro di Cassibile a sud di Siracusa. Sono rientrati da una giornata di lavoro in campagna, sette ore e mezzo per un compenso che oscilla tra i 40 e i 50 euro al giorno. Sono gli stagionali, extracomunitari impiegati nel faticoso lavoro della raccolta nelle campagne del Siracusano. Un permesso regolare di soggiorno, una paga regolare ma i lavoratori stagionali che per due mesi vivranno nella frazione a sud del comune di Siracusa, una casa non ce l’hanno. Vivono in tende, nascoste tra i mandorli e i carrubi al limite del centro abitato: oggi sono circa 300, ma si stima aumentino. Provenienza Mali, Senegal, Burkina Faso, ma anche Marocco; hanno tra i 20 e 50 anni e in maggioranza vivono in Italia da oltre 10 anni e l’Italiano lo parlano pure. Alle spalle un viaggio tragico, alcuni hanno visto morire i propri compagni sotto il fuoco dei militari in Libia, quando era ancora al potere Gheddafi, altri si sentono figli della Fortuna: di quattro barche partite lo stesso giorno, due sono arrivate, le altre le ha divorate il mare. Alcuni hanno cercato casa a Cassibile, ma i prezzi sono troppo cari. Hanno piantato le loro tende, le più attrezzate poggiano su una pedana di legno che isola dall’umidità del terreno, altre spartane, solo teli di plastica. C’è pure un bagno, tavoloni in verticale ed una porta arrangiata per un minimo di intimità. Vengono da Rosarno, da Lecce, come ogni anno, a lavorare: partono alle sei del mattino per raggiungere i campi e raccogliere patate o fragole alle sette. Degli stagionali e della loro inumana condizione di vita in questi mesi si parla ogni anno da trenta anni, e ogni anno si cerca una soluzione. Già da qualche mese si sono svolti vari incontri alla presenza di tutti i soggetti a vario titolo coinvolti, associazioni dei datori di lavoro, sindacati, Comune, mondo del volontariato e assistenza, a partire dalla Croce Rossa, per studiare in comune accordo un piano che potesse individuare e attrezzare un punto di accoglienza. Finalmente l’individuazione del terreno a costo zero da parte dell’Ente locale, ma questo pezzo di terra di accoglienza deve essere attrezzato: se la Prefettura di Siracusa si è di recente resa disponibile a fornire dei prefabbricati, ci vuole l’acqua, ci vogliono i servizi igienici, ci vogliono le docce… e tutto questo costa e molto. Il Comune non ha la disponibilità economica per sopperire a questa urgente necessità e cerca dei finanziatori che possano rendere umane le condizioni di questi che, ripetiamo, sono lavoratori regolarmente in possesso di permesso di soggiorno e regolarmente ingaggiati. E se c’è chi suggerisce un maggiore coinvolgimento da parte delle aziende che dovrebbero, come una volta, offrire anche l’alloggio ai propri lavoratori, c’è anche chi si spende per alleviare le difficoltà che duecento persone attendate incontrano. Tra le tende e i falò dell’accampamento di Cassibile ieri c’era padre Carlo D’Antoni, ma c’era anche un gruppo di abitanti della frazione di Siracusa a portare cibo, bevande e soprattutto conforto.
Anita Crispino