Duplice omicidio Falsomiele a Palermo, pm impugna un'assoluzione
La procura di Palermo e la parte civile hanno impugnato l'assoluzione di Adele Velardo dall'accusa di avere partecipato, col marito Carlo Gregoli, morto suicida in carcere, al duplice omicidio di Falsomiele: vittime, il 3 marzo 2016, Vincenzo Bonta' e Giuseppe Vela. Il pm Claudio Camilleri e gli avvocati Ennio Tinaglia, Giovanni La Bua e Salvatore Ferrante hanno chiesto l'annullamento della sentenza del 26 ottobre scorso, con cui la Velardo venne scagionata per la mancanza di una prova certa. Il fatto di sangue e' rimasto senza un colpevole, dopo la morte di Gregoli, piu' che probabile esecutore materiale. Ma di fronte all'atteggiamento della Corte d'assise, che ritiene di non potere stabilire che anche la moglie abbia preso parte all'esecuzione, finora rimasta senza un movente, accusa e parti civili criticano una serie di punti della decisione: innanzitutto quello che vede la Velardo come spettatrice "attonita e sbigottita" del brutale duplice delitto. I ricorrenti sostengono invece che fosse "pienamente compartecipe del piano delittuoso del marito" e che con lui sarebbe uscita da casa con la "deliberata intenzione di andare incontro (armati) alla ricerca delle vittime, evidentemente non per caso incrociate lungo la strada". Inconcepibile poi, secondo il pm, che i giudici abbiano creduto alla deposizione della figlia dell'imputata, Krizia Gregoli, considerata decisiva a favore della madre, mentre nell'impugnazione si sostiene che avrebbe mentito e nascosto le responsabilita' dei genitori.