Agrigento, 32 arresti per mafia: preso anche il capo ultrà della Juventus
Blitz della Dia contro Cosa nostra e i suoi affari in Sicilia, 34 gli ordini di arresto. La Direzione investigativa antimafia ha eseguito ad Agrigento, Palermo, Trapani, Catania, Ragusa, Vibo Valentia e Parma, un'ordinanza di custodia cautelare, emessa dalla Dda di Palermo, nei confronti di 32 persone accusate di associazione mafiosa, partecipazione e concorso in associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, detenzione abusiva di armi, sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato e danneggiamento mediante incendio.
All'operazione hanno preso parte anche i carabinieri del Comando provinciale di Agrigento che, nell'ambito del medesimo provvedimento, hanno eseguito ulteriori 2 ordinanze di custodia cautelare, per concorso in sequestro di persona e violenza sessuale, aggravati dal metodo mafioso.
L'operazione "Kerkent", coordinata dalla procura di Palermo, ha permesso di sgominare un'associazione per delinquere con base operativa ad Agrigento e ramificazioni, in particolare, nel palermitano ed in Calabria, specializzata nel traffico di sostanze stupefacenti, attraverso uno strutturato gruppo criminale armato.
Tra gli arrestati nell'ambito dell'operazione "Kerkent" della Dia, anche due fiancheggiatori di Antonio Massimino, considerato l'attuale reggente della famiglia mafiosa di Agrigento. I carabinieri del Comando provinciale hanno sottoposto ai domiciliari, per sequestro di persona e violenza sessuale, Gabriele Micciche', 28 enne di Agrigento, ritenuto braccio operativo del boss Massimino, e Salvatore Ganci, 45 enne del luogo, commerciante di auto. I due avrebbero eseguito un sequestro di persona e una violenza sessuale per volonta' del boss. Per il 50 enne Antonio Massimino e' scattata invece, presso la Casa Circondariale dove e' attualmente detenuto, la notifica dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere, con l'accusa di aver ordinato un sequestro di persona e di avere commesso una violenza sessuale.
A finire nella rete degli investigatori, il celebre capo ultras della Juventus, Andrea Puntuorno.
Da un anno, ormai, aveva lasciato Torino ed era tornato nella sua Agrigento: Puntorno, avrebbe continuato a gestire la sua vera attività, il traffico di droga, in società con il nuovo capomafia della città dei templi, Antonio Massimino.
Puntorno, il leader dei “Bravi ragazzi” che spadroneggiavano allo stadio, era stato già arrestato per droga nel 2012 e poi nel 2014, aveva anche subito una condanna a sei anni e una confisca da 500 mila euro, gli era stata imposta la sorveglianza speciale perché ritenuto “socialmente pericoloso”.
Le indagini della magistratura dicono che negli anni d’oro di Torino avrebbe gestito non solo affari di droga, ma pure una fiorente attività di bagarinaggio allo stadio. E di quest’ultima attività Andrea Puntorno si vantò in una puntata di Report che l’anno scorso affrontava il tema dei presunti rapporti tra frange della tifoseria bianconera e la criminalità organizzata.
“Io non lo nego, anche perché vendere biglietti non è reato”, disse. “Io personalmente non lo facevo, c’era chi lo faceva per me”. E ancora: “Ho fatto tanti soldi, che ho investito in due case e un panificio”. Poi, lanciò la sua sfida: “Lo sapete i biglietti da dove arrivano, dalla società, è stato sempre così”.
IL CAPO ULTRA' DELLA JUVE REFERENTE DEL MERCATO DELLA DROGA AD AGRIGENTO
Andrea Puntorno, il capo degli ultra' della Juventus, arrestato nell'operazione antimafia della Dia "Kerkent", e' ritenuto da chi indaga, "referente di una delle principali piazze di smercio della droga nella citta' di Agrigento". In passato membro di un'organizzazione criminale con base a Torino, e' stato destinatario di misure cautelari per reati connessi al commercio illegale di sostanze stupefacenti e gia' indicato quale capo del tifo organizzato della Juventus, gruppo ultras "Bravi ragazzi"; nell'autunno 2018 aveva rilasciato un'intervista al programma televisivo Report, ammettendo anche l'attivita' di bagarinaggio. Il capocentro Dia di Palermo, Antonio Amoroso, parla di lui come "un tifoso della frangia piu' estrema della Juventus, coinvolto in passato in indagini di droga e ritornato nella sua citta' di origine, appunto Agrigento". Vasto il giro di droga ad Agrigento, di cui Puntorno sarebbe stato un tassello fondamentale. L'approvvigionamento di sostanza stupefacente e' avvenuto con abitualita' e da diversificati canali, quali quello: calabrese, per il tramite di un broker agrigentino; palermitano, espressione della cosca della Noce; di Palma di Montechiaro, ascrivibile a un gruppo di matrice stiddara.
FEROCIA NUOVO BOSS DI AGRIGENTO: "UCCIDERE ANCHE I BAMBINI"
L'operazione "Kerkent" della Dia ha messo in risalto la figura criminale di Antonio Massimino, (arrestato nel 1999 e nel 2005 nell'ambito delle operazioni "Akragas" e "San Calogero"), che, una volta scarcerato e' arrivato ai vertici della famiglia mafiosa di Agrigento/Villaseta per diretta investitura dal boss agrigentino Cesare Lombardozzi, poi deceduto. Sin dalla scarcerazione, avvenuta nel gennaio 2015, ha rilanciato gli aspetti operativi e quelli logistici di un'intensa attivita' di traffico di stupefacenti, attraverso uno strutturato gruppo criminale armato, attivo nel narcotraffico, composto, fra gli altri, da Valentino Messina, fratello di Gerlandino, considerato ex vice capo provinciale di Cosa nostra per la provincia di Agrigento. Particolarmente violento, Massimino e' arrivato a minacciare di morte, con un cacciavite, un affiliato, prospettando anche l'eventualita' di uccidere bambini pur di affermare la propria autorevolezza criminale. In un'occasione ha sequestrato un 38enne accusato di truffa ai danni di un affiliato commerciante d'auto - in relazione all'acquisto di una vettura con un assegno scoperto - e ha costretto la convivente 34enne, sotto la minaccia di armi, a subire ripetuti palpeggiamenti nelle parti intime.