Sanità in Sicilia, la Cgil a Modica: solo 3 Case di comunità su 43
"Sono passati cinque mesi dalla nomina dei direttori generali delle aziende e degli enti del servizio sanitario regionale e non c'è stato finora nessun intervento concreto del governo regionale per la riorganizzazione della sanità pubblica in Sicilia". Lo sostiene la Cgil Sicilia, che ha tenuto oggi a Modica, nel Ragusano, la quarta manifestazione della campagna "Cambiamo il futuro della Sicilia", lanciata dal sindacato per chiedere interventi sui settori dove si riscontrano oggi più problemi.
"Per 18 mesi - dichiara il segretario generale regionale, Alfio Mannino - ci è stato detto che non si poteva intervenire perché mancava la governance, e adesso che c'è non si interviene comunque: non c'è nessun intervento sulla riprogrammazione della rete ospedaliera, per un reale abbattimento delle liste l'attesa e a fronte dei notevoli vuoti di organico manca ancora il piano straordinario di assunzioni che chiediamo da tempo". La Cgil chiede "un nuovo piano sanitario con la riorganizzazione della rete ospedaliera, il rafforzamento della medicina del territorio e della rete di emergenza urgenza e l'integrazione socio- sanitaria.
Senza perdere di vista anche la medicina di genere e la sicurezza sul lavoro". "Con la medicina del territorio - aggiunge Francesco Lucchesi, segretario confederale Cgil Sicilia, che ha illustrato il documento del sindacato dopo il saluto del segretario generale della Cgil di Ragusa, Giuseppe Roccuzzo - siamo all'anno zero.
Anche quello che è previsto e finanziato dal Pnrr non trova attuazione. Delle 156 case di comunità inserite nel piano ne sono state realizzate solo tre, dei 43 ospedali di comunità non ne è stato realizzato nessuno, nutriamo infine grandi perplessità sull'effettivo funzionamento delle centrali operative territoriali". "Non si ha del resto notizia delle migliaia di operatori che dovrebbero essere assunti per fare funzionare queste strutture", lamenta il sindacato. Per quanto riguarda il personale sanitario, la Cgil chiede un "intervento per far fronte in maniera strutturale alle carenze".
"Non basta - afferma Lucchesi - dare 18 mila euro l'anno a chi si assume l'onere di lavorare nelle zone interne. Sono briciole di fronte a quanto paga il privato verso cui in questi ultimi anni hanno fatto rotta molti medici messi alle strette dalle difficoltà ad operare nel sistema sanitario pubblico". "Stessa rotta verso il privato - sottolinea Mannino - pare stia facendo il governo regionale, ma la sanità pubblica è l'unica garanzia del diritto alla salute per tutti". "Di fatto sono 800 mila i siciliani che rinunciano ogni anno alle cure perché non possono permettersele.
Mentre una folta schiera va a foraggiare, con i cosiddetti viaggi della speranza, i più floridi sistemi sanitari di altre regioni.
La mobilità sanitaria - scrive la Cgil nella sua piattaforma rivendicativa -, genera un debito di oltre 289,1 milioni di euro l'anno". Nel documento viene sottolineato "l'aumento delle patologie cronico-degenerative legato all'invecchiamento della popolazione. Si tratta di una platea sempre più ampia di anziani che dovrebbe potere contare su un'organizzazione dell'attività territoriale h24, di servizi sanitari territoriali, di assistenza domiciliare integrata, di riabilitazione di strutture per gestione delle lungodegenze sufficienti per numero, distanza e qualità dell'assistenza". La Cgil chiede anche "il rilancio e la valorizzazione dei consultori e il rafforzamento dei dipartimenti di salute mentale. Inoltre più punti nascita, interventi per la non autosufficienza, la riqualificazione delle Rsa e Cta, il rafforzamento degli Spresal e la stabilizzazione del personale precario".
Alla manifestazione di Modica sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni, lavoratrici e lavoratori della sanità e i segretari generali dello Spi e della Funzione pubblica Cgil Maria Concetta Balistreri e Gaetano Agliozzo.