Aeroporto di Comiso, “in pista” la protesta del Comitato per la difesa dello scalo
L’appello del Comitato per la difesa dell’aeroporto di Comiso è stato raccolto da imprenditori, gente comune, pochi politici e da qualche sindaco. Davanti al “Pio La Torre” si sono ritrovate quelle persone che hanno a cuore, sicuramente più di tanti rappresentanti istituzionali, le sorti di una infrastruttura fondamentale per lo sviluppo del territorio. Alla manifestazione erano presenti il sindaco di Chiaramonte, Cutello; quello di Vittoria, Aiello; il primo cittadino di Caltagirone, Roccuzzo; e il sindaco di Acate, Gianfranco Fidone. C’erano anche l’assessore di Gela, Franzoni, ed Emilio Miceli, del centro studi Pio La Torre.
Gli organizzatori, in verità, si attendevano una partecipazione massiccia, soprattutto da parte dei sindaci iblei. Evidentemente l’argomento sembra collidere con equilibri di natura economica e politica, malgrado, da almeno 10 anni a questa parte, proprio gran parte della rappresentanza politica del Ragusano abbia fatto proclami sullo sviluppo dell’aeroporto e delle conseguenti ricadute positive sul territorio. Il “decollo” dell’aeroporto di Comiso è stato, sempre e solo, “virtuale”.
“Sabato mattina – hanno commentato i promotori della protesta – più manifestanti che passeggeri nello scalo comisano. Sul tabellone della sala d’attesa solo due voli in partenza e altrettanti in arrivo nell’intera giornata. E fa male vedere il disimpegno di tanti sindaci che, con la loro assenza, vogliono forse sminuire l’importanza di un comitato che, partito dal basso, è finalmente riuscito a far discutere problematiche che tutti conoscono ma che sono state sempre accantonate. Per non parlare, poi, della strana tempistica con la quale è stato annunciato l’ennesimo finanziamento della Regione per potenziare Comiso. L’aeroporto ha bisogno di voli e di passeggeri, non di soldi pubblici che, come si è visto, non risolvono i problemi di uno scalo che è sempre più succube delle strategie politiche ed economiche dell’aeroporto di Catania”.
A fare festa, nel sabato della protesta, solo l’addetto al bar dell’aeroporto di Comiso che, grazie alla presenza dei manifestanti, riesce a chiudere in attivo i conti e a risollevare il carico di lavoro quasi inesistente di ogni giorno della settimana.