Stavano ricostituendo frangia del clan dei Casalesi: 14 arresti nel Casertano
no degli arrestati, Antonio Mezzero, 62 anni, tornato in libertà di recente dopo 24 anni di reclusione, stava tentando di ricostituire una frangia del clan dei Casalesi: blitz all'alba dei carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta che coordinati dalla Dda di Napoli, stanno eseguendo 14 misure cautelari (9 in carcere e 5 ai domiciliari) nei confronti di altrettanti indagati a cui i militari e gli inquirenti contestano i reati di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, incendio, detenzione di armi e ricettazione. Nell'operazione coordinata dai pm antimafia partenopei sono impiegati 120 militari, un team SOS (Squadre Operative di Supporto) , un team Nucleo Cinofili Carabinieri e il Nucleo Elicotteri Carabinieri Pontecagnano (Salerno).
Mezzero, 62 anni, legato alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi, stava riorganizzando i gruppi malavitosi della federazione mafiosa casalese una volta capeggiati dai capiclan Francesco Schiavone, soprannominato "Sandokan", e Michele Zagaria, detto "capa storta". Sotto la sua direzione era stata rimessa in piedi l'attività di estorsione ai danni degli imprenditori.
Tra gli indagati per i quali il giudice per le indagini preliminari di Napoli Nicoletta Campanaro, pur sottolineando i gravi indizi di colpevolezza, ha preferito rigettare le richieste cautelari, figura anche Carmine Zagaria, 56 anni, fratello dell'ex primula rossa Michele Zagaria, boss dell'omonima fazione della federazione mafiosa casalese. A Carmine Zagaria viene contestato di essere il mandante di una estorsione da 40mila euro avanzata nell'ambito di una compravendita di un capannone in località Torello della frazione Sant'Andrea del Pizzone a Francolise (Caserta) risalente al 28 marzo 2022. Secondo quanto emerso dalle indagini dei carabinieri, la richiesta prevedeva che dovessero essere corrisposti 30mila euro dal compratore e 10mila dal venditore. La vicenda ha però visto la convergenza su questa richiesta anche del capozona di Francolise il quale, invece, era intenzionato anche lui a imporre un "pizzo" da 40mila euro ma da suddividere in due tranche da 20mila per ciascuna delle due vittime, una delle quali venne anche minacciata e aggredita.
"Ti devo fare un'imbasciata, dieci giorni al massimo e te ne devi andare da lì. Questo è solo un avviso": è quello che si è sentita dire una coppia con figlia neonata, dopo il mancato versamento dei canoni d'affitto che hanno innescato una sequela di minacce e intimidazioni come l'incendio della vettura e il taglio dei cavi elettrici.
Secondo le indagini il proprietario dell'appartamento, in conflitto con gli affittuari, invece di rivolgersi a un avvocato per risolvere la diatriba ha pensato invece di servirsi della malavita che dietro compenso ha preso di mira la coppia incendiandole l' auto e poi tranciandole anche i cavi elettrici, dopo il rifiuto, tra l'altro, di pagare una bolletta elettrica da loro ritenuta troppo alta.
Gli episodi sono stati denunciati alle forze dell'ordine dalle vittime che nell'esposto hanno anche messo in evidenza le tensioni esistenti con il padrone di casa e anche che per loro lasciare l'abitazione prima della scadenza del contratto in quel momento era impossibile in quanto genitori di una neonata.
Le investigazioni hanno poi consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati in ordine al tentativo di accaparrarsi la gestione di attività commerciali attraverso le quali reimpiegare proventi illeciti, ovvero nell'ottenere una tangente sulla compravendita di un capannone commerciale, del valore di oltre un milione di euro.
Non di minor rilievo, per l'impatto di allarme sociale che desta, la dinamica criminale accertata della ricettazione di mezzi d'opera e materiali da cantiere, che rientrava nelle attività del sodalizio. Infatti, nel corso dell'attività sono stati restituiti ai legittimi proprietari diversi autocarri e mezzi agricoli rinvenuti dai militari subito dopo i furti (valore stimato complessivamente in circa 40mila euro). Le indagini hanno altresì consentito di acclarare la disponibilità di armi da parte del neo gruppo malavitoso sgominato.