Piscina comunale di Ragusa, il consigliere Bennardo in aula: tariffe raddoppiate
“In risposta alla mia interrogazione sulla gestione della piscina comunale due diversi dirigenti (prima dell’area Contratti e poi dei Beni culturali) si erano enormemente dilungati su disquisizioni giuridiche prive di rilevanza alcuna rispetto all’oggetto dell’interrogazione, per altro contraddittorie. Disquisizioni confermative della non correttezza della scelta amministrativa rispetto a cui oggi, però, reduci dalla vicenda castello di Donnafugata e sala Falcone Borsellino, possiamo tracciare un minimo comune multiplo: incapacità gestionale dei beni comunali e svendita ai privati”. E’ quanto ha affermato in aula il consigliere comunale Federico Bennardo (nella foto). Bennardo ha, quindi, parlato della lettera di un genitore di un bambino prima frequentante i corsi di nuoto presso la piscina comunale. Una lettera che è formalmente indirizzata al sindaco il quale, tuttavia, dopo settimane dalla ricezione, ha deciso di non dire nulla. Il titolo è eloquente: "Per favore non chiamiamola piscina comunale". Viene sostanzialmente denunciato come un bambino di 11 anni che prima si trovava a pagare una retta annua di circa 400 euro ora si trova adesso a pagarne circa 850 a fronte di servizi inferiori, tra cui acqua e temperatura del microambiente gelide. Il padre, forte del sentimento diffuso tra gli utenti, conclude lanciando un allarme e dicendo: "Considerando che il reddito pro capite ragusano è di 18mila euro annui, quante altre famiglie dovranno rinunciare?". Il consigliere Bennardo, poi, si è rivolto al componente dell’esecutivo con delega allo Sport. “Assessore Digrandi – ha detto – lei probabilmente il mondo dello sport non lo conosceva prima di questa esperienza, a differenza del sindaco che può vantare un lungo corso pieno di soddisfazioni. Ricordo che l’articolo 3 della Costituzione recita che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale per garantire la piena partecipazione dei cittadini alla vita sociale, lavorativa e politica del Paese”.