Treviso, madre e figlia trovate morte in un isolotto del fiume Piave
La scomparsa di Susanna Recchia e della figlioletta di 3 anni ha avuto l'epilogo a cui nessuno voleva pensare: la donna e la bimba sono morte, i loro corpi, dopo un giorno e una notte di ricerche, sono stati trovati oggi nel Piave, arenati su un isolotto.
Susanna non si è buttata dal ponte di Vidor, vicino a dove ha abbandonato la sua macchina - luogo sinistro per i molti casi di suicidio in passato - ma è scesa con in braccio la bambina fin sul greto del fiume e si è lasciata scivolare nell'acqua, per morire con lei.
I soccorritori le hanno trovate ancora abbracciate. La donna era scomparsa venerdì sera dalla sua abitazione di Miane (Treviso), dopo aver mandato un ultimo messaggio sul telefono dell'ex compagno, Mirko, il papà della piccola "Vieni a prendere la bimba domattina, ti aspetto alle 8.15". Poi più nulla. Prima di allontanarsi però, la 45enne ha scritto una lettera d'addio di cinque pagine, manifestando la volontà di uccidersi. Poi, lasciati a casa i cellulari e il portafoglio con i documenti, è salita sulla sua Volkswagen Tiguan, di colore bianco, ha messo la bimba sul seggiolino ed ha guidato fino al ponte di Vidor, dove ha parcheggiata nei pressi di un bar, le chiavi ancora sul quadro dell'auto.
Ha quindi percorso qualche decina di metri a piedi, fino al greto del Piave, dove si è lasciata scivolare nell'acqua gelida. L'ipotermia potrebbe essere stata una concausa della morte di madre e figlia.
La corrente ed i gorghi del fiume, ingrossato dalle recenti piogge, hanno trascinato i corpi un chilometro più a valle, fino ad un'isolotto di ghiaia vicino all'Isola dei Morti. A guidare i soccorritori verso il luogo della tragedia sono stati i cani molecolari, che hanno fiutato le tracce. Sempre qui, nel febbraio 2021, c'era stato il suicidio di una donna di 31 anni, che si era lanciata dal ponte con in braccio il figlio di un anno e mezzo, salvatosi miracolosamente.
Sul caso di Susanna la Procura di Treviso ha aperto un fascicolo per omicidio, quello della piccola Mia, seguito dal suicidio del reo. Il Procuratore Marco Martani ha detto di ritenere la vicenda "senza ombre e dal chiaro sviluppo", ma si è riservato di avere i dati dal primo esame necroscopico per valutare se affidare o meno l'incarico dell'autopsia sui corpi.
"E' evidente - ha aggiunto - che la donna è vittima di quella che viene definita depressione maggiore, una malattia psichica che spesso non dà avvisaglie, o quanto meno è difficile da interpretare per i non esperti". "Una forma di depressione - conclude Martani - che fa vedere solo tragedie nel futuro e che, come probabile gesto protettivo, spinge a portare con sé quanti si amano".
Una vita difficile, quella di Susanna, costellata da tanti dolori. Igienista dentale, la donna aveva subito un trauma dopo essere stata protagonista di un incidente d'auto - era lei alla guida - nel quale perse la vita la sua migliore amica. Un fatto in cui però non aveva avuto responsabilità: le indagini della Polizia stradale accertarono che lo scontro con un'altra vettura fu causato dal blackout del semaforo che regolava l'incrocio, in una notte di maltempo.
Nel suo passato anche un matrimonio, poi naufragato, dal quale erano nati tre figli. Cinque anni fa, l'inizio di una nuova vita con il nuovo compagno, Mirko, e la nascita di Mia, bimba segnata però da un grave problema di salute. Infine l'ultimo colpo, un mese fa: ancora una separazione, pare decisa dal nuovo compagno, con la vita che pareva tornare nel buio. Un carattere chiuso, quello di Susanna, pochissimi amici: sui social, non un post, non un commento. Solo fotografie, di lei con i figli, e negli ultimi tempi solo panorami infiniti, cieli azzurri e nuvole che corrono nel cielo.