Enna, per il Barbablù Fest l’epopea di Gilgamesh in teatro
Proseguono gli appuntamenti del Barbablù Fest, il festival prodotto e realizzato da “Terzo Millennio Progetti Artistici”, nato da un’idea di Pietrangelo Buttafuoco, con la direzione artistica di Alberto Samonà. Mercoledì 7 agosto alle 20, nell’Area Archeologica di Morgantina, in scena L’epopea di Gilgamesh. Le ragioni di una scelta, spettacolo raccontato Giovanni Calcagno e Vincenzo Pirrotta che andrà in replica l’8 agosto al Segesta Teatro Festival e all’alba del 20 a Naxos.
Circa due secoli fa, negli scavi della biblioteca di Assurbanipal a Ninive, gli archeologi portarono alla luce una serie di tavolette. Quando fu decifrata la scrittura cuneiforme della terra. Si presentò così, Gilgamesh, agli occidentali. Gilgamesh è il più antico poema a noi conosciuto. È la storia di un re che, dopo aver sperimentato sulla propria pelle il dolore per la morte del suo migliore amico, lascia il suo trono e gli agi di corte per andare alla ricerca della vita eterna e della verità sulla caducità dell’esistenza umana.
Le tavolette contengono una sintesi delle parole e dei versi che narratori di ogni tipo cantarono per secoli dal Golfo Persico al Caucaso. Gilgamesh, attraverso le testimonianze che ci derivano dagli Assiro-Babilonesi, dagli Ittiti e dagli Hurriti ci apre così una vista sui misteri della conoscenza e della sapienza di una delle civiltà più evolute a noi conosciute, quella dei Sumeri.
Questa narrazione dell’epopea di Gilgamesh eseguita da Vincenzo Pirrotta e Giovanni Calcagno è basata su un testo di Giovanni Calcagno pubblicato da Mesogea, un testo in versi liberi, ispirato dal lavoro di traduzione e di interpretazione dell’assirologo Jean Bottero, che ricuce i frammenti dell’opera pervenutici dalla versione classica babilonese e gli altri frammenti di epoche precedenti e successive, con l’obiettivo di dare al racconto e a chi lo ascolta, da una parte un senso di completezza dell’arco narrativo e dall’altra la possibilità di una facile comprensione di eventi radicati dentro una cultura a volte molto distante dalla nostra. “Nel solco dei narratori più antichi che hanno raccontato per secoli le vicende del leggendario re della prima città del mondo – spiegano Pirrotta e Calcagno - abbiamo pensato ad una versione arcaica di questo spettacolo, affidata cioè solo alle voci, al corpo dei narratori, accompagnati talvolta dal ritmo dei tamburi e dal suono di cembali e di flauti”.