Teatro, si apre il sipario del Barbablù Fest:'La Giara' al Parco di Morgantina
Tuccio Musumeci apre la quarta edizione del Barbablù Fest, il festival prodotto e realizzato da “Terzo Millennio Progetti Artistici”, nato da un’idea di Pietrangelo Buttafuoco, con la direzione artistica di Alberto Samonà.
Giovedì 1 agosto alle 20, nell’Area Archeologica di Morgantina, in scena La Giara, spettacolo tratto da Luigi Pirandello con la regia firmata da Giuseppe Dipasquale, una coproduzione del Teatro Stabile di Catania e del Teatro di Città.
In questa edizione del testo pirandelliano Dipasquale torna a dirigere il grande Tuccio Musumeci, che da poco ha spento 90 candeline. Dopo La pensione Eva, che ha riscosso molto successo nella passata stagione, la collaborazione continua nel segno della sicilianità di Pirandello, che è sempre dentro la sua opera e mai ne esce neanche per creare delle zone di svago, dei divertimenti. Il suo impegno morale e civile permea, anche se in forme diverse, ogni rigo della sua opera costantemente volta a lottare contro un mondo e ad una società in cui la materialità andava sempre più prendendo piede. La forza della maschera, che Tuccio Musumeci sa imprimere al carattere dei suoi personaggi, proporrà uno ‘Zi Dima nuovo e, questa volta, umoristicamente feroce nella sua contesa con il suo alter ego contrario, qual è Don Lollò, interpretato da Angelo Tosto. A supporto della comica e irresistibile coppia di antagonisti una compagnia di grande livello composta da Filippo Brazzaventre, Pietro Casano, Luciano Fioretto, Claudio Musumeci, Vincenzo Volo, Lucia Portale, Ramona Polizzi, Federica Guerrieri.
“La Giara è una commedia fondata sul paradosso della ragione – spiega il regista Giuseppe Dipasquale - e sebbene il tema sia quasi filosofico e giuridico, il principio del torto e del giusto rispetto all’affermazione della verità, la sua collocazione popolare e campestre, ne determina tuttavia una questione dal profilo panico e antropologicamente simbolico. Pur sotto le maglie della commedia umoristica, nasconde un meccanismo orgiastico di vita e di morte. Questa Giara, allora – conclude - sarà per noi l’occasione per interrogare nuovamente l’autore siciliano: sulla vita, sulla coscienza del vivere e sul desiderio panico di legarsi alla natura”.