Liste d'attesa, il Cimest: "Errore fare diventare le farmacie ambulatori"
"Un errore fare diventare le farmacie ambulatori medici". Così i vertici del Cimest - Coordinamento Intersindacale Medicina Specialistica di Territorio, il presidente Salvatore Calvaruso ed i coordinatori Domenico Garbo e Salvatore Gibiino. "Il Decreto del Ministro della Salute sull'abbattimento delle liste di attesa coinvolgendo le farmacie, sovvertirà tutto quello che si è insegnato all'Università, si dovranno riscrivere i libri di medicina e... si dovranno ampliare i cimiteri", affermano il presidente Calvaruso ed i coordinatori Garbo e Gibiino. Oltre "all'aspetto squisitamente medico", il Cimest ricorda che "in queste strutture che apriranno non vi è alcuna salvaguardia sanitaria che invece è obbligatoria nei veri studi medici, è sufficiente, dice il Ministro, l'idoneità igienico sanitaria, per i non addetti un gabinetto (uno solo senza handicap), altezza del tetto 2,70 metri, pavimento pulito, mobili spolverati.... E basta. Lo stesso Ministero od i suoi predecessori hanno più volte emanato diversi decreti sull'accreditamento riguardo gli obblighi sanitari che deve avere un vero studio medico sono decreti di anche 250 pagine che specificano i requisiti generali, poi organizzativi, poi strutturali, poi tecnologici e così via. Tanto per fare un esempio: approntare gli organigrammi per la gestione delle informazioni, miglioramento della qualità, analisi dei disservizi, valutazione dei protocolli dei percorsi assistenziali, piano per la gestione delle emergenze, dell'aggiornamento, delle complicanze, la conservazione dei documenti, il fascicolo sanitario elettronico, manutenzione ordinaria e straordinaria delle apparecchiature, protezione antincendio, acustica, sicurezza antinfortunistica, acustica, elettrica, barriere architettoniche, Legge 231 sull'anticorruzione. Nelle nuove strutture non ci sarà nulla di tutto questo". "Nulla contro i farmacisti - concludono i rappresentanti del Cimest - dei quali riconosciamo la preparazione di grandissimo rispetto per la farmaceutica ma certamente non per la medicina".