Fsc, ira dei sindaci siciliani, verso ricorso: Ponte sullo Stretto "uno schiaffo"
"La nostra protesta e' scattata dopo aver constato come la maggior parte dei Comuni del Messinese siano stati tagliati fuori dai finanziamenti del fondo Fsc, e che alcuni dei progetti che erano inclusi fra quelli ammissibili sono spariti mentre altri, tra quelli dichiarati non ammissibili, sono stati inseriti. E' paradossale, poi, che anche alcuni tra i sindaci dei Comuni che hanno ricevuto il finanziamento hanno sottoscritto il documento in quanto hanno ottenuto il via libera per opere che loro stessi ritengono non strategiche per i propri territori. In assenza di risposte daremo incarico a un legale per impugnare la delibera al Tar". A parlare con AGI e' Mimmo Ruffino, primo cittadino di Pettineo e tra i promotori della lettera di protesta firmata da 48 sindaci della provincia di Messina che hanno messo nero su bianco il malcontento per la gestione dei Fondi per lo Sviluppo e la Coesione 2021/2027, un piano da circa 6,8 miliardi di euro destinati alla Sicilia. Nel documento, presentato all'indomani della cerimonia ufficiale della firma, lunedi' scorso, tra il governo nazionale e quello regionale al teatro Massimo di Palermo, alla presenza della premier Giorgia Meloni, si punta il dito contro "l'assoluta mancanza di concertazione con i territori", e l'assegnazione di risorse "soltanto al 40 per cento dei comuni del messinese" e lo stop inspiegabile "a progetti gia' cantierabili".
"Non si tratta di una protesta politica ma di un sentimento di amarezza che i sindaci esprimono in quanto esclusi da un momento di concertazione", avverte sottolineando come tra le firme in calce al documento - che rappresentanto tutti gli schieramenti politici ci tiene a precisare piu' volte Ruffino - c'e' anche quella del sindaco metropolitano Federico Basile in quanto "la citta' metropolitana di Messina, e' l'unica delle tre nell'Isola a non aver ottenuto nessun finanziamento per le strade, per le scuole superiori, insomma per le politiche sviluppo e coesione del territorio che sarebbe poi il fine ultimo dei fondi Fsc". Eppure, proprio nella provincia peloritana, ricade una tra le opere piu' significative del piano, il ponte sullo Stretto, che da sola vale 1 miliardo e 300 milioni di euro: "Ma questo per noi non e' un vanto - sbotta Ruffino parlando con AGI - semmai e' un ulteriore schiaffo, perche' queste somme dovevano servire per lo sviluppo del territorio". Lo stesso ragionamento puo' esser fatto per i due termovalorizzatori del valore complessivo di 800 milioni di euro: "Sommate a quelle necessarie per il Ponte si tratta di oltre 2 miliardi, risorse che dovevano essere destinate nello spirito del fondo Fsc ai comuni". Per il sindaco di Pettineo qualcosa deve essersi inceppato nel rapporto tra enti locali e Regione: "L'Ati idrico di Messina, ad esempio, ha richiesto a tutti gli enti le schede con cui segnalare le proprie esigenze - racconta -. Poi, pero', ci siamo accorti che sono stati selezionati solo alcuni progetti a scapito di altri, e non capiamo quali criteri sono stati usati. L'Ati idrico ha solo raccolto le istanze, che sono state trasmesse al dipartimento programmazione che ha effettuato la selezione". Cosa non ha funzionato? "E' quello che abbiamo chiesto al presidente della Regione, al dirigente del dipartimento di programmazione regionale, al presidente della seconda commissione dell'Ars, al presidente della commissione Affari europei, al Cipes, e al ministro Fitto nella speranza che qualcuno risponda ai nostri dubbi". Ma la protesta non si ferma qui: "Nei prossimi giorni invieremo una istanza di accesso agli atti" per conoscere le motivazioni e i criteri adottati dal dipartimento regionale della Programmazione per la selezione degli interventi e "in assenza di risposte o, nel caso in cui non venissero sciolti gli interrogativi che ci siamo posti, daremo incarico al nostro legale per impugnare la delibera al Tar", conclude il sindaco di Pettineo.