Emendamento al Senato della Lega, abolire i ballottaggi: opposizioni sul piede di guerra
La Lega ha presentato un emendamento che prevede la possibilità per i sindaci di essere eletti al primo turno se si superano il 40% dei voti, quindi uno stop ai ballottaggi.
La proposta, che fa riferimento al testo unico sugli Enti locali, riguarda i comuni con una popolazione superiore ai 15mila abitanti.
Secondo l'emendamento, "è proclamato eletto sindaco il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti validi. In caso di parità di voti, è proclamato eletto sindaco il candidato collegato con la lista o con il gruppo di liste per l'elezione del consiglio comunale che ha conseguito la maggiore cifra elettorale complessiva. A parità di cifra elettorale, è proclamato eletto sindaco il candidato più anziano di età".
Il governo - secondo fonti parlamentari - dovrebbe invitare i senatori del Carroccio al ritiro dell'emendamento ed il partito di Salvini dovrebbe trasformare l'emendamento in un ordine del giorno al decreto elezioni.
Si tratta di una proposta che non era stata prima presentata e discussa in commissione e che quindi ha colto di sorpresa le opposizioni che hanno parlato di 'attacco alla democrazia' e di 'colpo di mano'. È la terza volta che il centrodestra propone questa norma. Nel marzo 2023 fu Forza Italia a presentare un emendamento, sempre in commissione Affari costituzionali al Senato, ad una leggina sulla raccolta delle firme nei piccoli Comuni. Dopo qualche settimane, la proposta è stata inserita dalla relatrice della Lega Dasy Pirovano nel testo unificato sull'elezione diretta delle province. Nell'aprile successivo era stato il ministro degli Affari Regionali Roberto Calderoli a chiedere il superamento del ballottaggio, introdotto 31 anni fa, nel 1993, e mai modificato.
Anci, sentire i Comuni prima di cambiare la legge elettorale
"Abbiamo appreso che in sede di discussione sulla conversione in legge del decreto elezioni è stato presentato un emendamento che, se approvato, cancellerebbe i ballottaggi per l'elezione dei sindaci nei comuni sopra i 15mila abitanti in caso di raggiungimento di un quorum del 40% da parte di uno o più candidati. Noi non crediamo che uno stravolgimento della legge sull'elezione diretta dei sindaci possa essere ipotizzato senza interpellare i comuni, come invece è accaduto per altri provvedimenti nella logica della leale collaborazione tra istituzioni". Lo afferma il presidente dell'Anci Antonio Decaro
La protesta delle opposizioni
"La Lega si fermi, il blitz sulla cancellazione dei ballottaggi a tre mesi dal voto è uno sfregio alle più basilari regole democratiche" Lo afferma la segretaria del Pd Elly Schlein.
Anche per M5s, si tratta di "un nuovo attacco alle regole della democrazia da parte della Lega". "Adesso vogliono cancellare i ballottaggi dei sindaci, stabilendo così che possa essere una minoranza degli elettori di una città a scegliere il sindaco, con buona pace della partecipazione. D'altra parte per chi considera la democrazia un optional, l'astensionismo crescente non è un problema. Ci avevano già provato nel Ddl per l'elezione diretta dei presidenti di Provincia, ora ci riprovano in un decreto che nasce con finalità meramente tecniche e che tra pretese sul terzo mandato di sindaci e presidenti di Regione e cancellazione dei ballottaggi, rischia di diventare una porcata come la celebre legge elettorale Calderoli. La Lega sembra una belva ferita che prova il tutto per tutto con una foga fuori controllo. Fa ancora parte della maggioranza? Il suo comportamento sembra più quello ostruzionistico di una forza di opposizione, con emendamenti che spuntano dal nulla prima dell'esame dell'aula", afferma la senatrice Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S e capogruppo in commissione Affari Costituzionali.