Ancora battaglia a Gaza, Netanyahu: "Lottiamo per tutta l'umanità"
Dopo il blackout delle comunicazioni che aveva tagliato l'enclave palestinese fuori dal mondo, a Gaza i telefoni e la connessione Internet hanno ricominciato a funzionare. È successo nella notte poche ore dopo che il premier Benjamin Netanyhu, nella sua prima conferenza stampa dall'attacco di Hamas del 7 ottobre, aveva preannunciato che la guerra contro i miliziani di Gaza sarà "lunga e difficile" promesso la liberazione degli ostaggi e assicurato che Israele vincerà "contro il Male".
Ma Netanyahu è sempre più' sotto pressione e, rispondendo per la prima volta alle domande della stampa, si è rifiutato di assumersi la responsabilità dell'accaduto e ha ribadito che non era stato informato in anticipo dell'attacco di Hamas. Israele ha dichiarato che le forze di terra stanno ancora operando all'interno del territorio gestito da Hamas, piu' di 24 ore dopo il suo ingresso venerdì; e nella notte ci sono stati nuovi bombardamenti, scontri tra miliziani e soldati e anche raid israeliani in tutta la Cisgiordania occupata. Difficile dire quante vittime ci siano state, anche se i media palestinesi hanno parlato di decine di morti e Hamas ha fornito un nuovo bilancio dall'inizio della guerra, oltre 8mila morti, la metà dei quali bambini.
Netanyahu ha detto che Israele è nella "seconda fase" della sua risposta agli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas: dopo la reazione iniziale, adesso vuole preparare il campo di battaglia per blitz mirati e chirurgici, vuole distruggere la logistica chiave di Hamas, le linee dei trasporti, le strutture di comunicazione e fa piccole incursioni a Gaza e anche in Cisgiordania per vedere quale puo' essere la reazione di Hamas. Il portavoce militare israeliano ha rilanciato un appello ai palestinesi affinché evacuino il Nord della Striscia ed è tornato anche a promettere l'ingresso di nuovi aiuti umanitari (ma non il carburante).
Intanto è pesante la crisi tra Turchia e Israele: dopo che Erdogan ha ribadito che Hamas "non è un'organizzazione terroristica", Israele ha ordinato il ritorno dei diplomatici dalla Turchia. E mentre in tutto il mondo migliaia di manifestanti scendono in piazza in appoggio alla popolazione di Gaza e contro i bombardamenti indiscriminati di Israele (da Londra a Melbourne, da Roma a San Francisco), rimane aperto il dossier ostaggi e quello degli stranieri intrappolati nell'enclave.
Hamas chiede il rilascio di tutti i prigionieri palestinesi in cambio degli ostaggi sequestrati tre settimane fa e il Qatar, principale mediatore, avverte che l'offensiva di terra complica i colloqui. Lunedì intanto si torna a riunire il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che finora non è riuscito ad approvare nessuna delle quattro diverse risoluzioni che avrebbero potuto portare a un cessate il fuoco o a una pausa umanitaria più breve, per far tacere le armi nella guerra. Sempre lunedì arriva a Washington il ministro della Difesa saudita, Khalid bin Salman, mentre il presidente palestinese Abu Mazen ha invitato i leader arabi a tenere un vertice di emergenza per fermare l'aggressione israeliana, "gli atti di massacro e genocidio nella Striscia di Gaza".