La tragedia dell'immigrazione nel Canale di Sicilia con 8 morti, trovata un'altra superstite aggrappata ad un salvagente
Una donna è stata ritrovata in mezzo al mare, aggrappata ad un salvagente, da un peschereccio tunisino che l’ha recuperata e, lanciando l’Sos, l’ha consegnata alla Capitaneria di porto di Lampedusa. La giovane immigrata è stata portata al Poliambulatorio di Lampedusa in stato di incoscienza. Nella notte è stata trasferita all'ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento. Potrebbe essere una passeggera del barcone, con 39 persone, soccorso dalla motovedetta Cp319 al largo di Lampedusa nella giornata di ieri. Su un barchino di 7 metri, salpato da Sfax alle 19,30 di giovedì, viaggiavano in 39, fra cui donne e un minore, originari di Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Tunisia, Bangladesh e Pakistan. Intanto la procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un fascicolo d’inchiesta sulla nuova tragedia del mare avvenuta a 42 miglia da Lampedusa con 8 morti accertati, fra cui una donna in avanzato stato di gravidanza, e due dispersi fra cui un neonato di 4 mesi. Le ipotesi di reato, a carico di ignoti, sono favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte quale conseguenza di altro reato.
La Procura di Agrigento ha fatto, intanto, chiarezza sulla tragica sequenza di avvenimenti che hanno causato la morte di un neonato tenuto in braccio dalla madre. La donna, infatti, ha perso i sensi, è stata creduta svenuta ma in realtà era morta, e il neonato, che stringeva forte in braccio, gli è scivolato finendo in mare. I superstiti sono stati ascoltati con i mediatori culturali. Le incomprensioni, dovute alla lingua, sono state chiarite: la donna non ha gettato in mare il cadavere del figlio, ma è morta e il neonato, forse ancora vivo, è finito in acqua annegando. Sarebbe annegato, sempre secondo il racconto dei superstiti, anche un giovane che si era lanciato in mare nel tentativo di salvare il bambino.