L'assalto ai Palazzi del potere in Brasile: 400 arresti e rimosso il governatore
Proseguono anche oggi, in Brasile, i blocchi stradali promossi dai sostenitori dell'ex presidente, Jair Bolsonaro, dopo l'assalto di ieri ai palazzi del potere di Brasilia: oltre allo Stato amazzonico di Mato Grosso - il più colpito, la notte scorsa, dalle proteste - si registrano blocchi anche su strade e autostrade di San Paolo, lo Stato più importante del Paese.
Qui un gruppo di attivisti ha bloccato la Marginal Tieté, uno dei viali principali della megalopoli di San Paolo, dove hanno dato alle fiamme rifiuti e pneumatici, provocando un ingorgo di diversi isolati, ha riferito Rede Globo.
Secondo la Polizia stradale federale, inoltre, ci sono blocchi stradali, totali o parziali, anche in altre regioni, in particolare nello Stato meridionale di Santa Catarina. Manifestazioni si starebbero svolgendo inoltre davanti ad alcune raffinerie di Petrobras.
Oltre 400 le persone che sono già state arrestate nel bilancio all'indomani dell'assalto compiuto dai sostenitori dell'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro ai palazzi del potere di Brasilia, mentre si continua a lavorare per identificare quanti hanno partecipato all'attacco. Ieri migliaia di ultrà dell'ex presidente del Brasile avevano dato l'assalto ai palazzi delle massime istituzioni dello stato a Brasilia in un'irruzione che aveva ricordato quella di due anni fa al Capitol Hill di Washington da parte dei fan di Donald Trump. Un attacco "vandalo e fascista" contro le istituzioni democratiche, aveva detto il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, visibilmente alterato, assicurando che i "terroristi" saranno "puniti in modo esemplare". Almeno 46 le persone ferite, di cui sei gravi e due che sono stati sottoposti a intervenuti d'urgenza, in seguito ai disordini seguiti all'assalto.
Il suo predecessore Bolsonaro ha comunque condannato quanto accaduto: "Le manifestazioni pacifiche, secondo la legge, fanno parte della democrazia. I saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come quelli di oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono illegali", ha detto. Ed ha respinto le accuse, a suo dire senza prove, attribuitegli dal neopresidente Inacio Lula da Silva: "Durante tutto il mio mandato - ha sottolineato - sono sempre stato nel perimetro della Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà".
E mentre il presidente americano Joe Biden ha condannato quello che definisce "l'assalto alla democrazia e al trasferimento pacifico del potere in Brasile", assicurando il pieno sostegno di Washington, il capo dello stato brasiliano è tornato a Brasilia, dove è andato a constatare il saccheggio del Palazzo presidenziale e della Corte suprema da parte dei sostenitori di Bolsonaro. Inacio Lula da Silva, in carica solo da una settimana, aveva detto in precedenza in un discorso dallo stato di San Paolo che il suo predecessore di estrema destra aveva "incoraggiato" i "vandali fascisti" a invadere i luoghi del potere nella capitale.
Ferma condanna per un 'assalto alla democrazia in Brasile' è arrivata dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen: "È una grande preoccupazione per tutti noi, difensori della democrazia", ha scritto su Twitter. "Il mio pieno sostegno al Presidente Lula, che è stato eletto in modo libero e correttamente".