Passione retrogaming, ragioni di un fenomeno controcorrente
In una realtà frenetica come quella del videogioco, dove i progressi si superano l’un l’altro nel giro di pochissimo tempo, guardare al passato è sicuramente insolito. Le odierne produzioni videoludiche, soprattutto quelle dei più grandi studi, si distinguono per una costante tensione al raggiungimento di grafiche sempre più fotorealistiche: motion capture di attori famosi, studi appositi su acqua e luci, effetti ottici e fisici sono componente fondamentale per qualsiasi titolo ambisca a posizioni di primo piano. Gli sviluppi dell’hardware, inoltre, contemporaneamente permettono e incoraggiano lo sviluppo dei software, che si evolve nel senso di sempre maggiore potenza e capacità di calcolo. Nonostante le premesse, comunque, esiste un fenomeno volto a valorizzare titoli risalenti a periodi che non è esagerato vedere come ere precedenti del videogioco, approcciandosi al videogaming in maniera decisamente controcorrente: il retrogaming. Conoscere il fenomeno nella sua manifestazione, quella di scegliere di giocare vecchi titoli, non è in grado di spiegare né perché sia nato né per quale motivo sia così diffuso.
Un primo motivo è sicuramente legato proprio all’estrema dinamicità del mondo videoludico, nei confronti della quale il retrogaming si pone quasi come sorta di reazione. Non sempre è possibile rimanere al passo con le continue evoluzioni di questo settore: non solo si susseguono in brevissimo tempo generazioni di console e componenti hardware, ma gli stessi titoli videoludici si avvicendano molto velocemente. Titoli a cadenza annua fanno sì che l’arco di vita di un capitolo sia brevissimo, e voler rimanere al passo significa doverlo abbandonare presto in favore del suo successore anche per non essere tagliati fuori dal resto della community, che tendenzialmente migra verso il nuovo. In tal senso quindi il retrogaming sceglie di dare valore a un singolo titolo, decidendo di non sottostare alle pur inevitabili logiche legate alle vendite del nuovo.
Altra ragione è da ricercare nella retrocompatibilità, o meglio nella sua assenza: come sarebbe possibile provare giochi vecchi? Nonostante molte console permettano l’utilizzo di vecchi titoli, tale possibilità è concessa entro certi limiti: per esempio non è possibile giocare un titolo per PlayStation in una moderna PlayStation 5. L’unica soluzione rimane quindi il provare determinati titoli sui loro supporti originali, cosa che mantiene vivo un fiorente mercato di hardware dedicati al retrogaming: cabinati e vecchie console tornano protagonisti grazie a titoli che li hanno resi famosi nei loro momenti da top di gamma. Va detto che, parallelamente, esiste anche il fenomeno meno apprezzato degli emulatori: il funzionamento di vecchie console viene riprodotto da un software, potendo così provare giochi ormai risalenti grazie all’esecuzione di file che li contengono.
C’è poi l’aspetto, legato all’intrinseca maggior semplicità dei titoli più vecchi, di una loro originalità spesso sorprendente. Se un moderno simulatore calcistico è in grado di schierare i campioni che si ammirano giocare la domenica, i vecchi simulatori possono avere altri punti di forza: per esempio in FIFA 98, unico esempio mai più replicato dai suoi successori, era presente un campo da calcetto dove far giocare i vari Ronaldo, Pagliuca, Bierhoff e Batistuta in sfide 5 contro 5. Se il blackjack è oggi protagonista sulle moderne piattaforme online delle quali rappresenta spesso il punto forte, le vecchie suite di giochi di carte concedevano di giocarci perfino prima dell’avvento della rete Internet: quella online, grazie anche ad accorgimenti volti a garantire la sicurezza, è sicuramente una versione che garantisce possibilità mai concesse prima, ma la sua digitalizzazione non è certo inedita per gli amanti del retrogaming. Significativo anche che, nel recente passato, molti titoli storici siano stati oggetto di moderni remake: le serie Resident Evil e Crash Bandicoot, tra le altre, sono ottimi esempi.
Infine, e probabilmente si tratta di uno degli aspetti centrali, non va dimenticato come il retrogaming sia il riflesso di un modo decisamente diverso di intendere il videogioco. È per questo che stanno tornando di moda locali espressamente dedicati che ricalcano le vecchie sale giochi simbolo degli anni ’80: in un’epoca nella quale il videogaming casalingo era per molti inaccessibile, le sale giochi rappresentavano un luogo di incontro sociale per gli amanti del videogioco. Ancora oggi il fatto che tale sensazioni riemergano in posti dal forte impatto nostalgico è particolarmente significativo, e aiuta a comprendere come possano sopravvivere, ancora amatissimi, titoli con anni di storia sulle spalle.