Sanità nel Ragusano, le "amnesie" di Asp e Regione per gli ospedali di Modica e Vittoria
L’ospedale “Maggiore” di Modica continua a soffrire di “amnesie” da parte dell’Azienda sanitaria provinciale e dell’assessorato regionale alla Salute. Asp e Regione, infatti, dimenticano che l’ospedale modicano ha una utenza potenziale di circa duecentomila persone provenienti dalla parte orientale del territorio ibleo (Modica, Scicli, ispica, Pozzallo) e da alcuni centri della provincia di Siracusa (Rosolini, Pachino, Noto, Avola, Portopalo).
Questo suggerirebbe una particolare attenzione dei vertici sanitari, provinciali e regionali. Da anni, invece, si assiste ad un sistematico depotenziamento dei servizi e, soprattutto, del personale. Ora, se ne è accorta anche la Cgil che ha scritto al direttore generale dell’Asp, Angelo Aliquò, per evidenziare la grave carenza di anestesisti e di personale al Pronto soccorso.
“L’ospedale di Modica – scrivono i sindacalisti Giuseppe Scifo, Salvatore Terranova e Duilio Assennato - vive quotidianamente di queste disfunzioni, in parte legate a una non buona organizzazione, ma anche dovute ad una ormai inveterata scelta di fornire al nosocomio modicano neanche lo stretto necessario, sia sotto il profilo della dotazione professionale che infrastrutturale. Invero ciò avviene non solo per l’ospedale di Modica, ma anche per quello di Vittoria”.
Emblematico, per il nosocomio modicano, il caso del mancato acquisto di una seconda Tac di nuova generazione il cui iter è avviato da almeno due anni. Nel frattempo, con la consueta passerella politica, è stata acquistata e inaugurata la moderna Tac dell’ospedale “Busacca” di Scicli utilizzata solo quando quella del “Maggiore” si guasta e i pazienti devono essere messi in ambulanza, accompagnati a Scicli per l’esame e riportati in reparto a Modica. Il tutto con costi non indifferenti, soprattutto quando c’è da corrispondere la reperibilità; costi che si aggiungono a quelli per l’assistenza tecnica necessaria a riparare la vecchia Tac del “Maggiore”. Un percorso tortuoso e antieconomico. Per fare un esempio, è come se ci fossero due strade che conducono nello stesso posto: una a tre corsie, poco trafficata, e una a due corsie, trafficatissima. Per migliorare la situazione, invece di realizzare la terza corsia sulla strada trafficata, si realizza una quarta corsia dove ce ne sono già tre poco trafficate e, su quella nuova, si dirotta una vettura ogni tanto.
“Oltre a dover ben funzionare il Pronto soccorso – scrivono ancora i sindacati - devono essere bene adeguati anche i reparti. Oltre alle criticità interne, la penuria di anestesisti non consente di programmare debitamente gli interventi chirurgici.
Non è raro che interventi già programmati vengano differiti perché non ci sono anestesisti disponibili o che non si possano programmare, anche se necessario intervenire subito, perché mancano gli anestesisti. In altri casi, per mancanza di anestesisti, non può avviarsi la programmazione complessiva degli interventi chirurgici, fatto che costringe i pazienti a rinvii sine die, spingendoli a rivolgersi altrove”.
Alle “disattenzioni” nei confronti dell’ospedale di Modica (ma, anche, del “Guzzardi” di Vittoria) vanno aggiunte le decisioni riguardanti il piano regionale sanitario che prevede ospedali di comunità, delle case di comunità e delle centrali operative territoriali. Queste ultime sono destinate alla cura, all’assistenza domiciliare e alla telemedicina. Il piano, nel territorio ibleo, le prevede tutte a Ragusa senza considerare una loro eventale collocazione a Modica e a Vittoria, mentre in altre aree della Sicilia non sono dislocate solo nei capoluoghi. Nel Catanese (bacino elettorale dell’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza) sono previste, oltre che a Catania, anche ad Acireale, Bronte, Caltagirone, Giarre, Gravina, Palagonia e Paternò. Nel Siracusano le Centrali operative territoriali sono, oltre che a Siracusa, anche ad Augusta, Lentini e Noto. Una metodologia che lascia spazio a qualche perplessità, come se il piano sanitario regionale fosse stato calibrato sulla rappresentanza politica dei territori a Palermo e non sulle loro effettive esigenze.
Per avere un quadro completo del piano sanitario regionale ecco la dislocazione delle 49 Centrali operative territoriali, una ogni 100mila abitanti, con 5-6 infermieri e 1-2 unità di supporto: Agrigento, Canicattì, Licata e Ribera; Caltanissetta, Mussomeli e San Cataldo; Acireale, Bronte, Caltagirone, Catania (4), Giarre, Gravina, Palagonia, Paternò; Enna e Nicosia; Barcellona, Messina, Milazzo, S. Agata di Militello e Taormina; Palermo (12); Ragusa (3); Augusta, Lentini, Noto, Siracusa; Alcamo, Erice, Marsala, Mazara.
Per quanto riguarda la relazione dell'Asp di Ragusa approvata, con atto di indirizzo, dalla Commissione sanità dell’Assemblea regionale siciliana queste le altre strutture previste nel territorio ibleo:
OSPEDALI DI COMUNITA’, strutture sanitarie di ricovero breve, saranno realizzati al “Regina Margherita” di Comiso con una dotazione di 40 posti letto, al “Maria Paternò Arezzo” di Ragusa con 40 posti letto e al “Busacca” di Scicli con altri 40 posti letto.
CASE DI COMUNITA’ (una sorta di poliambulatori più ampi) indicate nella relazione sono quella di Chiaramonte, Monterosso Almo, Giarratana, Santa Croce Camerina, Ispica, Acate e Vittoria dove verranno ristrutturati i relativi poliambulatori già esistenti. A Modica verrà realizzato nei locali dismessi accanto alla scuola media “Giovanni XXIII”, mentre a Pozzallo è in corso di realizzazione.
Le tre Centrali Operative Territoriali, infine, saranno allestite nei locali dell’ex Ospedale Civile di Ragusa dove sono già stati avviati i lavori che si concluderanno entro marzo.
Concetto Iozzia
NELLA FOTO, da sinistra: Razza e Aliquò