Vertenza Banca Agricola Ragusa, i piccoli azionisti chiedono assemblea in presenza
Il comitato dei piccoli azionisti della Banca Agricola Popolare di Ragusa chiede che la prossima assemblea dei soci si svolga in presenza. Cinque rappresentanti del Comitato (Salvatore Rando, Salvatore Barrano, Mirco Di Dato, Attilio Gregna e Florinda Giangravè) hanno inviato una nota al presidente della Banca, Arturo Schininà, e, per conoscenza, alla Banca d'Italia.
"In vista dell’approssimarsi della assemblea ordinaria dei soci della Bapr, il comitato dei piccoli azionisti chiede a grande e corale voce che l’assemblea si celebri in presenza, date le nuove disposizioni normative che consentirebbero tale criterio, certamente in ossequio ai principi stabiliti in materia di emergenza sanitaria. L’importanza dell’assemblea in presenza, ha un duplice significato: da un lato ristabilire il contatto diretto con la governance della banca che è alla base dell’istituto mutualistico di una banca popolare eliminando quel distacco che, oramai da anni, i piccoli azionisti percepiscono. Dall’altro lato dare spazio alle richieste avanzate dai soci, in osservanza al corretto principio democratico di partecipazione e rappresentanza assembleare. Si evidenzia che, le ultime due assemblee non hanno consentito una vera partecipazione, pur tuttavia hanno determinato importanti cambiamenti alle norme statutarie. L'obiettivo primario del Comitato - continua la nota - rimane uno ed uno soltanto, consentire ai piccoli azionisti di riottenere i propri risparmi. C’è dunque enorme interesse a capire come la banca stia procedendo e che iniziative stia intraprendendo al fine di rendere liquide le azioni oramai praticamente bloccate nel mercato Hi-mtf dal 2018.
Non possiamo esimerci di rammentare che, dietro gli azionisti che tentano di disinvestire il loro capitale, ci sono delle storie personali, alcune emotivamente forti e travagliate, per le quali chiediamo rispetto!
Centinaia e centinaia di storie raccolte in questi anni, raccontano di azioni che sarebbero state vendute senza le corrette informative, non tenendo conto degli adeguati profili di rischio, con la promessa che “le azioni sarebbero state liquidabili in tre giorni”.