Mille morti insepolti ai Rotoli a Palermo, il caldo spacca le bare
Due anni dopo si chiama ancora emergenza, cercando nelle parole un soccorso che, però, non arriva. A Palermo, dall'autunno 2019, si accumulano bare su bare, in depositi non refrigerati e luoghi di fortuna, al cimitero dei Rotoli. All'inizio erano poco più di trecento le salme da tumulare, la scorsa estate arrivarono a quasi cinquecento, tanto che il sindaco Leoluca Orlando liquidò l'assessore al ramo e prese ad interim il dossier cimiteri: nulla da fare. Da qualche mese è arrivato un nuovo titolare, ma i numeri sono impietosi e girano sempre attorno a mille, con un trend che non accenna a diminuire. Adesso il grande caldo ha trasformato in incubo quello che da emergenza è ormai un dato strutturale, con l'aggravante che alcune bare si sono spaccate, con conseguenze che è meglio non descrivere. Il neo assessore Antonino Sala non si fa illusioni e ritiene che con le procedure ordinaria il problema non si risolverà. La raccapricciante situazione è stata fotografata dai dipendenti della società Reset, una partecipata del Comune che opera al cimitero dei Rotoli e che da una settimana non ha un capo. Il dossier di immagini (pubblicato dal giornale di Sicilia) è stato allegato a una lettera che il direttore del cimitero ha spedito al direttore generale del Comune, parlando senza troppi preamboli di "rischio sanitario", concetto che è di casa in città, visto che anche in questa estate Palermo fa i conti con i rifiuti in strada, cumuli d'immondizia che fanno da sfondo ai monumenti nei post pubblicati sui social dai turisti. La questione del cimitero è irrisolta da quarant'anni, quando veniva definita "preoccupante". Qualcuno ha provato a mettere qua e là una pezza, prima della sua prevedibile esplosione. Restano sulla carta alcuni interventi programmati, in testa l'annosa questione del forno crematorio, guasto un giorno sì e l'altro pure. Vecchio di quarant'anni, si procede con improbabili manutenzioni, mentre giace nei cassetti il progetto del nuovo forno, finanziato nel 2015 con circa tre milioni: è un insulto ai morti e ai loro parenti, costretti a cremare i propri defunti a Messina o a Reggio Calabria. Una espressione dialettale ("u largu e strittu", non c'è spazio) fotografa una situazione chiara al cimitero dei Rotoli, ma non basta a portare avanti un progetto per realizzare un nuovo camposanto nella borgata di Ciaculli, progetto che gode di un iniziale finanziamento di 15 milioni. Le aree della borgata, un tempo regno della famiglia mafiosa dei Greco, non sono mai state requisite, in barba al Prg che destina una porzione di territorio ad area cimiteriale. Segna il passo anche la soluzione tampone che è stata individuata qualche mese fa, e cioè l'oneroso trasferimento di alcune salme al cimitero di Sant'Orsola, gestito da una fondazione, dove è cominciato un lento ed esasperante viaggio di pochi feretri. Intanto, Matteo Salvini, venuto a conoscenza di quanto accade ai Rotoli, ha annunciato un'interrogazione parlamentare sulla questione dei morti insepolti e un prossimo sopralluogo al cimitero dei Rotoli.