Nazionale italiana: i primi “quasi” tre anni di Mancini. Bilanci e prospettive
Nel prossimo maggio il mandato come CT dell’Italia di Roberto Mancini compirà tre anni. Dall’esordio del 28 maggio 2018 a oggi i risultati e i record sono stati numerosi da parte della Nazionale, e non soltanto dal punto di vista tecnico. Infatti anche l’entusiasmo attorno all’ambiente azzurro è cresciuto, e Mancini lo staff e i calciatori hanno completamente fatto dimenticare la triste e indelebile esclusione dai Mondiali 2018 in Russia. A giugno ci saranno gli Europei e a ottobre la final-four di Nations League: non c’è modo migliore per festeggiare tre anni da Commissario Tecnico azzurro.
Leader già in campo: leader più silenzioso in panchina Certo non sappiamo come in realtà sia Roberto Mancini all’interno dello spogliatoio. Sappiamo però com’era da calciatore in campo e quanto invece si sia “trasformato” da allenatore. Quando indossava gli scarpini il Mancio era un leader molto presente sia in campo che fuori. Oltre alle sue giocate funamboliche infatti ricordiamo polemiche con arbitri, allenatori, giornalisti e continui “rimproveri” a compagni di squadra. Come allenatore, invece, il CT azzurro è nettamente più pacato, almeno durante i ‘90 minuti. Indubbiamente, questa serenità è stata trasmessa al gruppo e se l’Italia è arrivata in soli due anni a qualificarsi per gli Europei a punteggio pieno con dieci vittorie consecutive, è imbattuta da 22 partite fra amichevoli e competizioni ufficiali, e se le migliori quote calcio la vedono fra le favorite per la vittoria finale dell’Europeo 2020 e della Nations League di ottobre, buona parte del merito è anche di questo leader diventato così silenzioso.
Il lavoro con il gruppo: appartenenza, concetti di gioco e rispetto Un ex numero “10” non potrebbe godere nel vedere giocar male la propria squadra. E così Roberto Mancini ha fin dal primo giorno in maglia azzurra, cercato di conferire al gioco dell’Italia un’armonia e una fluidità che la nostra rappresentativa non aveva quasi mai avuto. Il bel gioco non ha mai fatto parte della cultura italiana, fatta per lo più di contropiede, difese molto arcigne e centravanti letali. Invece no! L’Italia del Mancio ha qualità, ha gioco e fa possesso palla. Sembrano lontanissime le partite in cui la palla l’avevano perennemente gli avversari e l’Italia ripartiva, seppur con qualità, in contropiede sorprendendo gli avversari con verticalizzazioni improvvise o giocate del Baggio o Totti di turno. Ora l’Italia è un gruppo tecnico e umano solido e compatto. E questo è l’altro grande risultato di Mancini e del suo staff: la compattezza dello spogliatoio. Con gli stadi un po’ più vuoti abbiamo potuto apprezzare lo spirito che si respira all’interno dell’ambiente azzurro: buon umore, complimenti, pacche sulle spalle e tanta coesione. Giugno è quanto mai vicino e l’Italia ha tutti gli occhi d’Europa sopra di essa sia perché è fra le favorite, sia perché giocherà le tre partite del proprio girone in casa contro Turchia, Svizzera e Galles. Mancini da calciatore ha avuto un rapporto con la Nazionale non proprio idilliaco, e questi appuntamenti di giugno e ottobre, semifinale con la Spagna di Nations League, possono valere tanto come motivazione per il tecnico jesino, che ha avuto il merito di riavvicinare i tifosi ai colori azzurri. Inoltre il CT ha recentemente annunciato che ha intenzione di tornare in un club dopo il Mondiale in QATAR con l’Italia.