Draghi smina strada da veti, "Mio non incarico a tempo"
Il perimetro della maggioranza si allarga un tassello alla volta. Alla vigilia degli incontri decisivi con Lega e M5S, Mario Draghi incassa il via libera di Italia viva, di Forza Italia e Pd e sgombra la strada dai veti reciproci tra le forze politiche che rischiavano di bloccare l'ingranaggio. Resta il no, annunciato, di Giorgia Meloni. Ma tutti gli altri rispondono presente all'appello del Capo dello Stato. Fi dà il suo via libera al premier incaricato, con tanto di telefonata personale di Silvio Berlusconi. Il Pd non mette sul tappeto l'argomento anti-Salvini (contrarietà invece ribadita anche alle consultazioni da Leu, che pure guarda con fiducia al presidente incaricato). Il mosaico di Draghi comincia a prendere forma. In attesa che l'ultimo tornante domani porti nella maggioranza i grupponi di Lega e M5S. Il timing del presidente incaricato prevede lunedì l'incontro con le parti sociali, poi una seconda interlocuzione con i partiti prima di sciogliere la riserva. Ma da oggi la strada è in discesa. Una maggioranza più allargata possibile va incontro alla missione che Sergio Mattarella ha affidato a Draghi. Senza contare che riduce il potere interdittivo di ogni singola forza politica. Allargare l'orizzonte della maggioranza e, parallelamente, allungarne l'orizzonte temporale, puntando dritto al 2023. Perché quello che è emerso chiaramente a tutti dai colloqui di questi giorni è che il mandato dell'ex numero uno della Bce non è a tempo. Programma e nomi arriveranno, Draghi avrebbe intenzione di prendersi qualche giorno per arrivare a una sintesi ma sembrerebbe confermata la volontà di formare una squadra con tecnici e politici sul modello Ciampi, personalità che abbiano capacità e competenze per affrontare le sfide che attendono l'esecutivo. Presto per i nomi, quelli arriveranno al secondo giro di interlocuzione con le forze politiche. Draghi dovrà mettere insieme le richieste di forze politiche distanti anni luce, facendo in modo che nessuno ne esca sconfitto. Fare entrare in squadra ministri delle varie forze politiche, che già, dietro le quinte, rivendicano dicasteri di peso e non briciole. In ogni caso, già a metà della prossima settimana, mercoledì o giovedì, il governo potrebbe nascere.
Orizzonte di legislatura dunque, perché per chiudere le sfide che lo attendono, a partire dal Recovery Fund, Draghi non potrà limitarsi al via libera dell'Ue a un piano per il Next Generation Eu, che smantellerà fino a riscrivere daccapo. Dovrà anche accompagnarlo nella sua realizzazione, superando gli ostacoli della burocrazia e di una Pubblica amministrazione incagliata. In gioco ci sono le tranche dei finanziamenti che Bruxelles dovrà approvare. Intanto Draghi ha sminato la strada della formazione del suo governo con una lunga telefonata, svelata dal Fatto Quotidiano, con Beppe Grillo. Nasce da questo contatto diretto la 'conversione' del fondatore del Movimento, ormai intenzionato a guidare la truppa pentastellata verso l'appoggio al governo di Super Mario (anche se restano delle sacche di resistenza nel M5S). Draghi ha sorpreso Grillo, come tende a sorprendere tutti quelli che sta incontrando in queste ore. Anche per l'umiltà che sembra contraddistinguerlo, come quando, raccontano all'Adnkronos, sulla legge elettorale ammette che è una materia che dovrà approfondire, pronto a studiare e dialogare col Parlamento (su questa, così come su altre materie sensibili e potenzialmente divisive) senza posizioni precostituite.