Vescovo di Monreale ricorda il piccolo Di Matteo ucciso e sciolto nell'acido
Lunedi' 11 ricorre il 25esimo anniversario della uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, il 12enne sequestrato e sciolto nell'acido dai mafiosi dopo 779 giorni di prigionia, per punire il padre diventato collaboratore di giustizia. "Un omicidio spietato", dice l'arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi, "che mostro' il volto disumano della mafia ed ebbe l'effetto di aumentare l'orrore popolare verso il fenomeno mafioso. Ringrazio i membri dell'associazione Parlamento della Legalita' Internazionale e il suo presidente Nicolo' Mannino che ogni anno hanno chiamato a raccolta studenti da tutta la Sicilia per dare vita a un appuntamento chiamato 'Un fiore per Giuseppe' e nel 2014 nel Giardino della memoria vollero collocare la 'Croce del riscatto' che io stesso ho benedetto". Quest'anno hanno proposto una iniziativa che coinvolge tutte le scuole: un'ora di lezione dedicata alla memoria di Giuseppe. "Voglio esprimere anche la mia vicinanza alla mamma di Giuseppe, la signora Franca Castellese, e a tutti i genitori delle vittime innocenti della criminalita' mafiosa - aggiunge il prelato - ma anche affermare la speranza nella sconfitta della cultura della morte e dell'affermarsi della cultura della vita, della legalita' e della solidarieta'".
La resistenza alla mafia, per monsignor Pennisi, passa attraverso "un rinnovato impegno educativo che porti ad un cambiamento della mentalita', che deve iniziare fin da bambini. Il senso della legalita' non e' un valore che si improvvisa. La sua affermazione e' affidata alla collaborazione di tutti e in modo particolare alla famiglia, alla scuola, alle associazioni giovanili, alla Chiesa e alle varie istituzioni pubbliche. La Chiesa sente di avere una sua responsabilita' per la formazione di una diffusa coscienza civile di rifiuto della mentalita' mafiosa e non si sente estranea all'impegno, che e' di tutta la societa' siciliana, di liberazione dalla triste piaga della mafia". L'arcivescovo ricorda quanto scrisse il beato don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dagli uomini di Cosa nostra: "E' importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalita' mafiosa, che poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignita' dell'uomo per soldi. Non ci si fermi pero' ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti". Conclude l'arcivescovo di Monreale: "Esprimo la piu' dura condanna per chi ha commesso questo atroce delitto, che denota la mancanza del santo timor di Dio e dei valori morali fondamentali a partire dalla la sacralita' della vita umana e dal rispetto degli elementari diritti dei bambini e prego il Signore perche' converta i loro cuori dia loro la forza di riparare il male fatto. Noi siamo sicuri che il piccolo Giuseppe, come i santi innocenti uccisi da Erode, e' un fiore meraviglioso nel giardino di Dio, e' una nuova stella che brilla nel firmamento del cielo, e' nel cuore di Dio ricco di misericordia circondato dagli angeli e i santi".