Pescatori di Mazara sequestrati in Libia, 70 giorni tra silenzi e rabbia
Nessuna notizia da 70 giorni per i 13 familiari in protesta davanti Montecitorio da piu' di un mese per avere novita' sui pescatori arrestati in Libia dal primo settembre. Al freddo e sotto la pioggia i cittadini di Mazara del Vallo, incatenati a Roma, non mollano e raccolgono gli attestati di solidarieta' che ogni giorno arrivano da persone comune, da ambasciatori o dalle associazioni, come la Croce Rossa che ha donato loro una tenda. I due pescherecci (Medinea e Antartide) con a bordo 18 persone, 8 di nazionalita' italiana, 10 di altra nazionalita', sono stati sequestrati in acque internazionali il primo settembre con l'accusa di aver sconfinato in acque libiche, tali secondo le guardie militari di Bengasi che non riconoscono invece i limiti imposti dalla legge internazionale. Da quel momento, solo una telefonata da parte di uno dei pescatori arrestati in Libia in cui uno dei giovani marittimi rapiti racconta che i 18 sono anche accusati di avere droga a bordo delle loro navi. Poi il silenzio.
Settanta giorni di silenzio dalla Libia e di parole di conforto, da Papa Francesco al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per i familiari dei marittimi di cui non si hanno notizie. Del processo, che secondo indiscrezioni, sarebbe cominciato il 23 ottobre non si sa nulla, cosi' come si conosce poco dell'aereo privato con a bordo uomini dell'intelligence italiana che sarebbe partito la scorsa settimana per mediare una situazione sotto gli occhi di tutta la nazione, diventata anche un caso di discussione politica. La notizia dell'aereo con a bordo gli uomini che dovrebbero trattare con i militari libici per arrivare a una soluzione dell'intrigo internazionale e' stata confermata anche il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, che sta seguendo la vicenda da vicino con diverse telefonate al ministro degli Esteri Luigi Di Maio. I giorni pero' si sono fatti tanti e a Mazara del Vallo c'e' un misto di rabbia e rassegnazione all'interno dell'aula consiliare del Comune, occupata da piu' di un mese da altri familiari dei pescatori che ogni mattina si confrontano sulle voci e sulle scarse notizie che circolano: mogli senza mariti e madri in attesa di avere un contatto con i figli, che chiedono appena una telefonata che pero' non arriva.
La Farnesina infatti aveva concesso una chiamata, saltata pero' dopo un'ora di tentativi, ufficialmente per "problemi di connessione internet". Mentre cominciano anche a scarseggiare i soldi delle famiglie che attendono chi come dicono loro stessi "portava il pane a casa", i familiari di Mazara del Vallo fanno i conti con una vicenda molto piu' grande di quello che pensavano all'inizio: un vero e proprio intrigo internazionale in cui diviene sempre piu' difficile fare i conti con una Libia senza governo in cui comandano gli uomini del generale Haftar. Dall'altro lato una richiesta, che tra smentite e conferme, ha preso corpo dopo i primi giorni dal rapimento, rilanciata dai giornali libici: in cambio del rilascio dei pescatori, il governo di Haftar vorrebbe la scarcerazione di tre "presunti" calciatori arrestati secondo i libici "per errore" accusati di aver ucciso 49 persone rinchiuse nella stiva di una nave nella cosiddetta strage di Ferragosto del 2015. Sullo sfondo di quel primo settembre delle indiscrezioni rilanciate dai familiari dei pescatori su quanto accaduto quella notte: secondo loro, infatti, in quella serata i militari italiani non sarebbero intervenuti per il salvataggio dei pescatori pur essendo stati allarmati dagli stessi pescatori.
Il sequestro dei due pescherecci sarebbe avvenuto dopo ore di osservazione della motovedetta libica in cui i pescatori avrebbero avvisato di quanto stava accadendo ma un cacciatorpediniere italiano che si trovava a 115 miglia del luogo dei fatti non sarebbe intervenuto pur potendolo fare. Nessuna risposta alle chiamate dei marittimi. "Se fosse vera la ricostruzione dei fatti sul mancato intervento della Marina Militare a difesa dei pescherecci "Medinea" e "Antartide" di Mazara del Vallo (Trapani), ci troveremmo di fronte ad un atto grave di cui l'unico responsabile sarebbe il Governo Italiano", afferma in una nota il questore della Camera e membro della Commissione Affari esteri Edmondo Cirielli (FdI), che annuncia la presentazione di un'interrogazione parlamentare al ministro degli esteri Luigi Di Maio e al ministro della Difesa Lorenzo Guerini.