Ristoratori di Palermo sconfortati: effetti devastanti dal Dpcm
"Rabbia? La prima volta... ormai è solo rassegnazione ed è peggio perche' manca la forza per reagire. Non vedo alcun futuro in questo momento". Voci dalla 'Sicilia arancione' raccolte dall'Agenzia Itlia. A parlare è Marcello Catuogno, il titolare del noto ristorante di Mondello "Le antiche mura" che non nasconde l'amarezza e i timori per un futuro ancora più incerto dopo lo stop imposto a ristoranti e bar con l'entrata in vigore del nuovo Dpcm approvato dal governo Conte. Oggi scattano i limiti per la Sicilia, regione arancione, tra quelle più penalizzate con la chiusura di esercizi e locali, anche se sarà consentito la consegna a domicilio e l'asporto. "Mi sembra veramente un provvedimento inconcepibile - prosegue - soprattutto per gli effetti devastanti che avrà sul settore. Non mi preoccupo solo per la mia attività ma, soprattutto, per i miei 18 impiegati. Perchè dopo il primo lockdown hanno percepito la cassa integrazione. Ora non è più possibile e ho dovuto metterli tutti in ferie, ma cosa accadrà dopo?".
La consegna a domicilio, prosegue il ristoratore, "non e' una soluzione" e chi pensa il contrario "non sa cosa dice o non conosce questo lavoro. Noi siamo stati tra i pochi che alla fine del lockdown hanno assunto 6-7 persone e ora, a incasso zero, cosa faremo? Nelle scorse settimane, con una limitazione degli orari, si piangeva ma si cercava di sopravvivere. Ora è la chiusura totale: non la vedo brutta, la vedo atroce. Così è una lenta agonia e alla fine sarà la morte per molte attività". C'è chi invece guarda al catering come una possibile risorsa "per rimanere a galla", come lo chef stellato Gigi Mangia, ristoratore palermitano il cui locale, in via Belmonte, dopo il lockdown ha visto ridurre sensibilmente i posti a sedere con una perdita degli incassi superiore all'80 per cento. "Noi stiamo cercando di sopravvivere ancora qualche giorno - ammette Mangia - e nel frattempo abbiamo cercato di servire i ristoranti degli alberghi". Da ieri pero' la situazione "non è più sostenibile perchè non ci sono piu' strutture aperte", in virtu' del nuovo dpcm che congela i trasferimenti.
Per far fronte a questo ennesimo stop "ci siamo organizzati e forniamo un servizio di catering per i clienti. E' un modo per cercare di restare sul mercato nella speranza che questa fase duri soltanto un mese". Ormai, purtroppo, "sembra che il ristoratore abbia la lebbra: la chiusura di questo settore sta creando danni immensi all'economia del territorio. Eppure abbiamo sanificato, ridotto i posti a sedere e seguito con scrupolo tutte le procedure di sanificazione - aggiunge ancora lo chef all'AGI - secondo me il ristorante e' il posto piu' sicuro in cui andare in questo momento". Ugualmente in difficolta' sono i bar che devono rinunciare al servizio al bancone, come racconta Riccardo Costa, titolare dell'omonima pasticceria in via Gabriele D'Annunzio. "La sensazione e' che rispetto a tutti gli altri settori il più penalizzato sia il nostro", lamenta. E aggiunge: "E' vero che da sempre l'asporto rappresenta una fetta importante dei nostri ricavi, ma la mattina molte persone si fermavano per consumare la colazione, con una perdita del 40 per cento degli incassi". Un danno economico che proprio non ci voleva: "Gia' eravamo in difficoltà ma questa è stata la mazzata finale e per tutti noi è una perdita incalcolabile". Senza contare il personale: "Io non voglio licenziare nessuno, ma con questa crisi mi trovo in difficolta'. Fino ad ora ho resistito ma se continua così - conclude - a gennaio si conteranno i 'morti' con decine di strutture costrette a chiudere".