Modica, il Parco di Cava Ispica riaperto al pubblico, Samonà: risultato importante
Sono tornati numerosi i visitatori al Parco archeologico di Cava Ispica, riaperto al pubblico dopo il lungo periodo di lockdown. La fruizione del sito è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra il Comune di Modica e il Parco Archeologico Cava Ispica-Kamarina. In particolare, l’amministrazione comunale di Modica ha bruciato le tappe per eseguire in tempi record i lavori urgenti di messa in sicurezza del percorso all’interno di Cava Ispica.
“Abbiamo recepito la richiesta di collaborazione dell’Ente Parco diretto dall’architetto Domenico Buzzone – dichiara l’assessore del Comune di Modica, Giorgio Belluardo - per eseguire lavori urgenti di messa in sicurezza del percorso principale del Parco di Cava Ispica grazie ai quali è stato possibile riaprirlo ai visitatori. Siamo fiduciosi nella totale apertura a regime appena saranno completati i lavori strutturali che sono in corso di esecuzione all’interno del Parco. Ci dispiace per i turisti che in questi ultimi giorni hanno trovato i cancelli chiusi ma non potevamo fare altrimenti per salvaguardare la sicurezza di tutti i visitatori. Mi voglio congratulare con gli operai che nonostante i giorni di festa hanno lavorato senza sosta per ridurre al minimo i disagi”.
A Cava Ispica si potrà accedere tutti i giorni dalle 9 alle 19, domeniche comprese, con orario continuato, in modo da favorire l’afflusso dei visitatori.
“Con la riapertura dell'area archeologica di Cava Ispica – sottolinea l'assessore dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana, Alberto Samonà - torna fruibile al pubblico un sito fra i più significativi della Sicilia sud orientale. Cava Ispica, infatti, rappresenta uno dei luoghi della nostra Isola in cui l’insediamento umano si è attestato fin dall’età preistorica e racconta un periodo abbastanza ampio della nostra storia compreso tra l’età del Bronzo e il periodo medievale, fino almeno al XIV secolo, quando venne abbandonata la parte settentrionale, mentre quella meridionale continuò ad essere vitale con il sito di Spaccaforno, distrutto dal disastroso terremoto del 1693”.