Tamponi ai dipendenti del Parco Archeologico di Siracusa dopo 57 giorni
Ercole dovette affrontare dodici fatiche per espiare le sue colpe, gli impiegati del Parco archeologico di Siracusa hanno dovuto aspettare 57 giorni perché l’Asp di Siracusa effettuasse i tamponi diagnostici del Coronavirus. In questi 57 giorni due morti, due malati conclamati, alcuni casi sospetti e la preoccupazione di avere dentro un virus che uccide e non esserne consapevoli. I fatti sono noti: il 12 marzo Calogero Rizzuto ha la certezza di essere positivo al virus, e la stessa certezza la ha un funzionario del Parco Archeologico ricoverato contemporaneamente a Rizzuto all’Umberto I di Siracusa. Ambedue accusavano febbre da settimane: Rizzuto dai primi giorni di marzo, monitorato dal 118 e “da una dottoressa dell’Umberto I” aveva fatto presente di essersi recato a Firenze dove aveva partecipato alla manifestazione Tourisma, che accoglie migliaia di visitatori da tutta Italia, e di avere partecipato ad una riunione con una delegazione coreana in visita al museo “Paolo Orsi”. Un soggetto a rischio, dunque, ma non tale considerato dall’Asp di Siracusa, che effettuerà il tampone dieci giorni dopo i primi sintomi. Non è questa la sede per commentare la vicenda Rizzuto, sarà la magistratura a fare chiarezza e a stabilire le eventuali responsabilità della morte del Direttore del Parco Archeologico di Siracusa, e della perdita da parte del territorio di uno tra i più lungimiranti dirigenti della Regione Siciliana. Sappiamo ora che né Firenze né i Coreani sono stati responsabili del contagio, che si è diffuso a Siracusa e che ha avuto il maggior numero di casi non al museo “Paolo Orsi” dove unico ammalato e vittima è stato il compianto direttore, ma nella sede limitrofa di viale Teocrito 68: 3 casi, di cui una deceduta, Silvana Ruggeri, vari sintomatici, vari asintomatici, e da qui i contatti con la Soprintendenza, altro focolaio. In tutta questa serie di eventi come si è comportato il Dipartimento Prevenzione Medico e come ha reagito il Parco Archeologico di Siracusa? Alle varie e numerose note interlocutorie del Parco,il Dipartimento Prevenzione Medico, allora diretto dalla dott.ssa Contrino, ha risposto nell’immediato con un provvedimento di isolamento domiciliare fino al 29 marzo, notificato solo telefonicamente, e con una assoluta mancanza di tamponi diagnostici al personale che era stato davvero “a stretto contatto” con i pazienti Covid conclamati, denotando una colpevole leggerezza nell’affrontare il caso. Oggi, finalmente, i tamponi; nel frattempo molti hanno scoperto di essere stati ammalati tramite l’esame sierologico, altri di essere positivi ma asintomatici, ad altri ancora è stato detto che i tamponi erano andati persi... Con un’efficienza che sarebbe stata necessaria al momento della crisi, l’Asp di Siracusa tra 48 ore darà l’esito dell’esame, apponendo la parola fine a questa triste e tragica storia. Ma negli uffici del Parco di Siracusa due scrivanie sono vuote, i sogni di Calogero Rizzuto riempiono le menti di chi è sopravvissuto, le lacrime riempiono gli occhi di chi oltrepassa l’ingresso del museo “Paolo Orsi” di Siracusa.
Anita Crispino
(Nella foto un primo piano di Calogero Rizzuto. Il suo caso trattato da Massimo Giletti a 'Non è l'Arena' su La 7)