Ragusana che lavora a Reggio Emilia scrive a Musumeci: "Non ci neghi la nostra Casa"
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Martina Pinizzotto, una ragazza siciliana della provincia di Ragusa. Il suo interlocutore è il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. Martina da due anni vive e lavora a Reggio Emilia e dopo avere conseguito la laurea in neuroscienze e riabilitazione neuropsicologica, è impegnata in un tirocinio professionalizzante all' Ausl di Reggio Emilia e lavora in una cooperativa che si occupa di bambini autistici. Ecco il testo della lettera.
Lettera a cuore aperto. Carissimo Nello Musumeci, quelle che vede lì in basso sono le mie valigie disfatte! Erano state preparate con entusiasmo, energia e un senso di profonda liberazione. Erano state preparate 15 minuti dopo aver letto “è sempre possibile il rientro nelle proprie residenze”. Era un decreto nazionale quello che avevamo letto! Quelle valigie adesso sono state svuotate per l’ennesima volta ma, carissimo Nello Musumeci, questa volta erano cariche di malinconia, di pesantezza ma anche di tanto rispetto per la Nostra terra. Quelle valigie sono state un'ancora di salvezza in tanti momenti della mia vita, hanno rappresentato un trampolino di lancio per la mia crescita, per la mia professione, per dei legami importanti. Quelle valigie sono state un modo per credere che tutto quello che la Mia terra non ha avuto il coraggio di offrirmi è possibile realizzarlo comunque. Quelle valigie sono state speranza che tutta la ricchezza che ho acquisito possa essere, nel futuro, crescita per la Mia casa, la Mia gente, i Miei amici, la Mia famiglia, i Miei luoghi. Quelle valigie sono state sempre pesanti, pesi da portare sulle spalle, erano piene di abbracci mancati, malinconia per aver lasciato chi mi ha cresciuta, sorrisi negati. Quelle valigie erano un grosso macigno tutte le volte che stanco, ti trovavi a casa da solo a 19, 24, 27 anni e dovevi pensare a tutto tu. Dovevi pensare alla spesa, alla lavatrice, alla pulizia, al pranzo per l’indomani e alle lezioni da seguire, al lavoro da portare avanti, alle chiamate ai parenti e alle responsabilità che ci portiamo addosso. Ma, caro Nello Musumeci, questo è quello che abbiamo deciso di essere. Questi siamo noi! Siamo dei fuorisede consapevoli della bellezza e anche, purtroppo, della povertà della Nostra casa. Abbiamo deciso di provarci e ci siamo riusciti. Però, carissimo Nello, ci siamo riusciti perché sapevamo che a casa saremmo potuti tornare sempre, perché quella è casa Nostra. Perché è lì che troviamo la forza di fare tutto, di essere forti e di rispettare le regole. Allora, carissimo Nello, quando prendi delle decisioni mettiti una mano sul cuore.. noi siamo i tuoi figli, i tuoi nipoti, i tuoi familiari, i tuoi congiunti. Mettiti una mano sul cuore quando parli di “chiusura totale” perché queste parole fanno male. Non saremmo mai stati superficiali nel rientro, avremmo rispettato tutte le precauzioni per far in modo che la Nostra casa sarebbe stata protetta. È un consiglio Nello, piuttosto che trovare dei modi per non farci tornare a casa trova delle soluzioni per farci tornare in sicurezza per noi e per voi, che avete la fortuna di essere vicini alla vostra famiglia.
Martina Pinizzotto