Il governo impone il prezzo delle mascherine: costeranno 50 centesimi cadauno
Mascherine a prezzo bloccato a 50 centesimi, licenziamenti bloccati per altri due mesi e rinnovo di congedi e bonus babysitter per chi ha figli che non torneranno sui banchi di scuola fino a settembre. Per evitare che l'emergenza sanitaria si trasformi in una crisi economica senza ritorno, il governo rafforza il pacchetto per la protezione del lavoro concedendo alle imprese altre settimane di cassa integrazione, aiuti ai piccoli anche a fondo perduto, sconti sugli affitti e su lavori e spese necessarie per mettersi in regola per riaprire. E in cambio chiede di mantenere i posti di lavoro in attesa che il peggio sia passato e si possa guardare alla Fase 2 evitando che esploda la disoccupazione. Il decreto di aprile è ancora in fase di elaborazione, e sarà varato entro fine mese, dopo il via libera al deficit da parte del Parlamento e altre riunioni tra governo e maggioranza nelle quali si dovrebbe valutare pure se inserire nel nuovo pacchetto fiscale anche un nuovo rinvio della lotteria degli scontrini. Intanto però imprese, commercianti, ambulanti, premono per ripartire al più presto perché più passa il tempo più il lockdown diventa insostenibile. E per chi avrà bisogno di ristrutturare gli ambienti di lavoro potrebbe arrivare, come ha annunciato il viceministro all'Economia Laura Castelli, un sostegno alle spese, così come già accade per quelle di sanificazione o per la dotazione di mascherine e protezioni per i propri dipendenti. Il fondo per il credito d'imposta dovrebbe essere rifinanziato almeno con 200 milioni (ora sono 50). Sulle mascherine, annuncia il premier Giuseppe Conte, sarà azzerata l'Iva e sarà fissato un prezzo calmierato a 50 centesimi. Ma i sindaci chiedono, in un lungo elenco di proposte, che vengano distribuite gratuitamente alle fasce più deboli della popolazione: in una lunga lettera a Conte l'Anci mette nero su bianco la richiesta di avere risorse "congrue" ad affrontare l'emergenza, che servano non solo a coprire i buchi per i mancati incassi (ad esempio della tassa di soggiorno, o di quella per l'occupazione del suolo pubblico) ma anche per aiutare i cittadini più in difficoltà. C'è quindi il rifinanziamento dei buoni spesa ma anche la gestione del nuovo Reddito di emergenza, che i sindaci chiedono ma per cui anche l'Inps si è detta pronta. Altro nodo quello del trasporto locale, che in questi mesi di lockdown ha ridotto al minimo corse e biglietti, che il ministro dei Trasporti Paola De Micheli si è detta pronta a "compensare" ma anche le nuove spese da affrontare per garantire la sicurezza sui mezzi e i controlli per il rispetto delle regole: i 3,5 miliardi frutto dell'accordo della scorsa settimana al Mef, insomma, non bastano. Vanno necessariamente aumentati. Una ipotesi è quella di portarli a 4 miliardi, aggiungendo altri 2 miliardi per le Regioni, ma la scelta deve fare i conti con la disponibilità delle risorse. Quasi la metà dei 55 miliardi di extradeficit che serviranno per il decreto di aprile, andranno infatti al capitolo lavoro-ammortizzatori: circa 24 miliardi di cui 7 per rafforzare il bonus per gli autonomi ed erogarlo per altri due mesi (aprile e maggio). L'importo, ha ribadito il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni, salirà a "7-800 euro" ma ripartendo le risorse "a quelli meno ricchi". L'ipotesi, ha confermato Conte, è quella di assegnarlo in automatico a chi già ha beneficiato dell'indennità per il mese di marzo. Possibile però che siano messi dei paletti di reddito per la seconda mensilità, quella relativa a maggio. Per i genitori invece ci saranno altri 15 giorni di congedi speciali, retribuiti al 50%, di cui si potrà usufruire da qui a settembre, quando riapriranno le scuole. Riconfermato anche il bonus da 600 euro per chi va al lavoro e si avvale dell'aiuto di una babysitter.