Coronavirus a Palermo, fermato un tentativo di evasione all'Ucciardone: sciopero della fame al Pagliarelli
Tentativo di evasione dal carcere Ucciardone a Palermo. Alcuni detenuti per protesta hanno tentato di divellere la recinzione dell'istituto di pena per cercare di fuggire. Il tentativo è stato bloccato dalla polizia penitenziaria. Il carcere è circondato dai carabinieri e polizia in tenuta antisommossa. Anche le mura del carcere sono presidiate. Le strade attorno a vecchio carcere borbonico sono chiuse. Ieri sera la protesta contro lo stop alle visite in carcere per l'emergenza coronavirus era scattata anche al Pagliarelli, il secondo carcere di Palermo. Qui i parenti dei detenuti hanno bloccato il traffico e manifestato davanti ai cancelli. Come all'Ucciardone anche al Pagliarelli i reclusi gridavano "indulto indulto".
I detenuti del carcere Pagliarelli di Palermo - che ieri hanno dato fuoco ad alcuni materassi - hanno annunciato uno sciopero della fame per protestare contro il decreto che blocca i colloqui con i congiunti. Ne dà notizia la Camera penale di Palermo il cui presidente, Fabio Ferrara, accompagnato dal vicepresidente Fabio Bognanni, ha incontrato la direttrice del carcere. "La direzione - dice Bognanni - ha spiegato che provvederà ad autorizzare colloqui via Skype e incrementare quelli telefonici". Nel pomeriggio un gruppo di parenti dei detenuti ha protestato davanti al carcere, rallentando il traffico sulla tangenziale che confina con il penitenziario. La Camera penale ha sollecitato iniziative "per attenuare la pressione sotto il profilo del sovraffollamento, con l'adozione di provvedimenti come la detenzione domiciliare, ove possibile, per i detenuti che non hanno commesso gravi reati". Bognanni suggerisce che nei Tribunali di sorveglianza siano distaccati magistrati che in questo periodo non tengono udienze, per la concessione di misure alternative al carcere".
"Occorre dare - aggiunge Bognanni - indicazione agli uffici gip per il ricorso rafforzato agli arresti domiciliari in sede di disposizione delle misure cautelari. Indulto per le pene in esecuzione inferiori a due anni. Avviare in Parlamento un serrato confronto sulla ipotesi di amnistia per decongestionare il carico degli uffici giudiziari in questo momento di emergenza". "L'amnistia e soprattutto l'indulto - conclude il vicepresidente della Camera penale - sono le strade da seguire. Occorre, inoltre, ridurre fortemente gli ingressi nuovi nelle carceri, rafforzando il ricorso agli arresti domiciliari e sospendendo gli ordini di esecuzione per pene residue inferiori almeno a due anni".