Catania, per la Cgil l'8 marzo è giorno di lotta e non di festa
"Anche per le donne catanesi l'8 marzo è un giorno di lotta e non certo di festa. E se in questi tempi di emergenza saltano incontri pubblici e manifestazioni di ricordo e analisi, la Cgil di Catania deve ricordare che anche in questo 8 marzo è in atto un continuo attacco ai diritti conquistati dalle donne, alle loro libertà. La disoccupazione femminile è cosi strutturata, soprattutto al sud, da frenare l' intera ripresa economica dell'Italia". Lo affermano il segretario della Cgil Giacomo Rota e la responsabile delle Politiche di genere della Cgil, Angela Battista. "Complica ulteriormente la già difficile situazione dell'occupazione femminile, il fenomeno del declassamento - aggiungono - e a pesare come un macigno sulla bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro è, inoltre, l'inadeguatezza delle politiche di welfare, soprattutto in una città in dissesto economico come Catania, dove le famiglie con figli piccoli si vedono sottratti servizi fondamentali come gli asili nido, e l'enorme difficoltà attuale nel conciliare i tempi di vita lavorativa e vita familiare persiste senza sosta. Per la Cgil è "un 8 marzo che le donne catanesi non possono ancora 'festeggiare', perché vivono in un'Italia dove si registra una violenza dilagante sui corpi delle donne si consuma un reato ogni 15 minuti". "Eppure - sottolineano i due sindacalisti - chiudono le case per le donne ed i centri d'accoglienza, chiudono i centri antiviolenza, sono pochissime le case ad indirizzo segreto per le donne vittime di violenza". "A Catania - osservano Rota e Battista - la situazione poi è vergognosa: esistono solo 2 centri antiviolenza che ricevono fondi e risorse in maniera intermittente e discontinua".