Corruzione, arrestati i capigruppo Pd e di Italia Viva al Comune di Palermo
Avevano fretta, facevano pressioni per velocizzare i procedimenti amministrativi, brigavano perché il Consiglio Comunale di Palermo approvasse velocemente le variazioni al piano regolatore generale che avrebbero consentito di costruire centinaia di case in ex aree industriali. Soldi, tanti soldi in vista che facevano gola a imprenditori, dirigenti comunali, ma anche alla politica e ai professionisti. Tutti insieme, seduti attorno al tavolo del malaffare, per spartirsi guadagni illeciti e tornare a riempire di cemento la città. Il gip che per sette persone ha disposto gli arresti domiciliari, ipotizzando l'accusa di corruzione, - tra loro il capogruppo del Pd Giovanni Lo Cascio (subito sospeso dal partito), e quello di Iv Sandro Terrani - parla di un vero e proprio comitato d'affari. Pubblici amministratori che avrebbero messo al servizio di interessi privati la loro attività in cambio di soldi, consiglieri comunali pronti a tradire il loro mandato per favori e guadagni, professionisti senza scrupoli. E costruttori disposti a pagare per poter realizzare centinaia di immobili in spregio alla legge. L'inchiesta irrompe nella politica. E costringe il sindaco Leoluca Orlando a una frettolosa conferenza stampa a difesa delle scelte dell'amministrazione, costringe il prefetto a sospendere i due consiglieri di maggioranza coinvolti - Lo Cascio e Terrani - e l'ex vicesindaco Emilio Arcuri, che non è indagato ma a lungo ha collaborato con uno dei dirigenti indagati, a revocare la disponibilità a tornare in Giunta, atto che si sarebbe dovuto formalizzare la prossima settimana. Insomma un terremoto politico-giudiziario determinato da una inchiesta della Procura di Palermo che ha potuto contare sulla denuncia di un funzionario comunale che aveva fiutato gli interessi illeciti su alcuni progetti edilizi e sulle rivelazioni di uno degli ultimi pentiti di mafia: Filippo Bisconti, boss di Belmonte Mezzagno, costruttore, che del mondo dell'edilizia sa molto. Dall'indagine è venuto fuori che nel 2016, l'architetto Fabio Seminerio, oggi arrestato, presentò - per conto di alcuni imprenditori - tre progetti per la lottizzazione di aree industriali dismesse del Comune di Palermo e per la realizzazione di 350 unità abitative di edilizia sociale residenziale convenzionata. Per derogare al piano regolatore generale, condizione necessaria per effettuare i lavori, era necessario che il Consiglio Comunale attestasse il pubblico interesse delle iniziative. L'istruttoria sulle proposte di deliberazione fu curata da Mario Li Castri, all'epoca a capo dell'Area Tecnica del Comune, anche lui arrestato e già condannato per lottizzazione abusiva, che, in evidente situazione di incompatibilità, essendo stato socio in affari di Seminerio, rilasciò parere favorevole anche in mancanza di alcuni requisiti di ammissibilità in materia di edilizia convenzionata. In cambio, dagli imprenditori Francesco La Corte e Giovanni Lupo, interessati all'approvazione dei piani, avrebbe ottenuto la promessa di assegnare a Seminerio la direzione dei lavori. L'architetto avrebbe girato poi a Li Castri una parte dei profitti incassati a seguito dell'approvazione da parte del Consiglio Comunale delle tre proposte. Al buon esito dell'affare avrebbe partecipato anche Giuseppe Monteleone, ex dirigente dello Sportello Unico Attività Produttive, che avrebbe curato la delibera relativa all'ex area industriale di via San Lorenzo. I consiglieri comunali arrestati Sandro Terrani e Giovanni Lo Cascio, invece, in cambio di incarichi ad amici e parenti e mutui a tassi agevolati, si sarebbero mossi per velocizzare la calendarizzazione e l'approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al piano regolatore. Il 7 novembre 2019 il Consiglio Comunale espresse comunque parere contrario alle proposte. Durissimo il giudizio del gip che parla di "inquietante contesto criminoso" e sottolinea "la naturalezza con cui i protagonisti della vicenda addivengono a continui e reiterati accordi corruttivi, vedendo nello strumento illecito un passaggio obbligato per il compiuto svolgimento delle rispettive attività professionali".