Borsellino, Di Matteo a Caltanissetta: "Non fu solo strage di mafia"
"All'epoca delle indagini sulle stragi i collaboratori di giustizia vedevano nell'ufficio del pubblico ministero il luogo a cui rivolgersi per risolvere problemi spesso logistici. In quel periodo mi è capitato che mi chiamassero Mutolo e Cancemi ma nessuno si è mai sognato di dirmi cose inerenti alle dichiarazioni. L'attività di preparazione dei collaboratori di giustizia significava solo dare indicazioni ad esempio sul contegno da tenere in aula, sull'evitare polemiche coi legali, questo era preparare ed era una prassi seguita da tutti". Lo ha detto l'ex pm Nino Di Matteo deponendo al processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via D'Amelio rispondendo alle domande dell'accusa su contatti tra i pentiti dell'epoca come Vincenzo Scarantino, poi rivelatosi falso, e la Procura.
"Ebbi il sospetto che l'inverosimile progressione nelle dichiarazioni di Scarantino fosse dovuta alla sua intenzione di essere smentito. Era un collaboratore problematico, la cui attendibilità non era scontata e l'attività di intercettazione che iniziammo era dovuta proprio all'esigenza di capire se poteva essere oggetto di pressioni e contaminazioni visto che aveva accusato un parente". Lo ha detto l'ex pm Nino Di Matteo deponendo al processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di Via D'Amelio rispondendo alle domande dell'accusa su contatti tra i pentiti dell'epoca come Vincenzo Scarantino, poi rivelatosi falso, e la Procura. "Vorrei far presente, però, che la vicenda Scarantino era un tassello di una attività molto più complessa che riguardava le indagini su Bruno Contrada, quelle successive su Dell'Utri e Berlusconi. Tutte cose che poi hanno pesato e pesano sulla mia vita anche familiare", ha aggiunto. "Noi Scarantino lo abbiamo usato in pochissime cose - ha concluso - I dubbi c'erano, si dibatteva, anche a prescindere dalla nota della Boccassini. Lo intercettammo proprio per quello".
"Non credo che la strage di via D'Amelio sia solo di mafia". L'ha detto, deponendo nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio, l'ex pm Nino Di Matteo che fece parte del pool che indagò sull'attentato. Di Matteo, ora componente del Csm, ha aggiunto: "Il depistaggio cominciò con la scomparsa dell'agenda rossa" di Borsellino. "E le indagini sul diario del magistrato - ha rivendicato Di Matteo - partirono già il 20 luglio del 1992, il giorno dopo l'attentato".
"E' chiaro che l'agenda rossa di Paolo Borsellino è sparita e non può essere sparita per mano di Graviano. Il mio impegno era finalizzato a capire per mano di chi fosse sparita. Abbiamo fatto il possibile per accertarlo, anche scontrandoci con reticenze bestiali sulla presenza di esponenti delle istituzioni nel luogo dell'attentato. Da qui sarei voluto ripartire per tante altre cose". L'ha detto deponendo nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio l'ex pm Nino Di Matteo che fece parte del pool che indagò sull'attentato.