Voleva lasciarlo, uccide lei e la figlia e poi si spara: Mussomeli è sotto choc
Le foto lo ritraggono a braccia scoperte, in palestra, con tanto di muscoli contratti. Era uno sportivo Michele Noto, 27 anni, che da alcuni mesi intratteneva una relazione con una quarantottenne la cui figlia aveva la sua stessa età e non sopportava quel coetaneo che non voleva sentirne di lasciare in pace la madre, Rosalia Mifsud. La donna, che in una precedente relazione aveva avuto due figli, era determinata a mettere una pietra sopra a quella storia di cui a Mussomeli, paese di diecimila abitanti nella provincia di Caltanissetta, quasi nessuno sapeva niente. Ma Michele, che invece voleva rendere pubblica quella relazione, quando ha capito che la donna aveva deciso di chiudere, ha ucciso lei, la figlia, Monica Diliberto, e poi si è sparato un colpo. Hanno trovato tutti e tre nella camera da letto di Rosalia, al civico 60 di via Sant'Annunziata, dove sono arrivati i carabinieri, chiamati dal figlio ventiduenne della donna, a sua volta messo in allarme dal fidanzato della sorella, indispettito dall'improvviso silenzio della ragazza con la quale stava scambiando messaggi su whatsapp. Lorenzo Borrelli, vicino di casa delle vittime, racconta che Rosalia si era intrattenuta con sua moglie fino alle 22.45: "Era tranquilla, come sempre. Un'ora dopo ho sentito dei rumori, sembravano imposte che sbattevano. Sono seguiti dieci minuti di silenzio, poi un'altro colpo". Il comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta, Baldassare Daidone, spiega che la donna, trovata sul letto (gli altri due erano sul pavimento), è stata uccisa da un colpo (Noto aveva una licenza sportiva e deteneva legalmente una pistola) sparato in bocca; la ragazza, intervenuta probabilmente dopo il primo sparo, è stata freddata con un colpo alla testa. E al capo si è sparato l'assassino. L'intervallo di cui parla il vicino può essere dovuto al fatto che l'arma è stata ricaricata. Alcune persone sentite dai carabinieri hanno detto di aver incontrato il giovane per strada, a tarda sera, mentre portava in giro il suo cane, un Pastore Corso. Nulla lasciava presagiva la tragedia che da lì a poco sarebbe avvenuta. Anche Monica, in un messaggio scritto al fidanzato, si diceva infastidita per la presenza in casa del giovane, ma non manifestava alcuna preoccupazione. L'assassino lavorava saltuariamente in un'agenzia di pompe funebri. Il padre è un precario del Comune di Mussomeli, inserito nel programma del reddito minimo d'inserimento. La madre è una casalinga. La famiglia è descritta da tutti come perbene e il ragazzo non aveva precedenti penali. Rosalia Mifsud lavorava in paese facendo pulizie da privati o la badante, mentre la figlia aveva concluso un corso d'estetista e pensava di mettersi in proprio. La tragedia di stanotte è avvenuta a meno di ventiquattr'ore dall'omicidio di un'altra Rosalia, Garofalo, cinquantaduenne massacrata di botte dal marito Marcello Vincenzo Frasillo, 53 anni, a Mazara del Vallo, a 150 chilometri di distanza da Mussomeli. La donna aveva subito percosse per tre giorni, come ha accertato il medico legale, e non era la prima volta, come testimoniano due precedenti denunce, poi ritirate.