Modica, febbraio 1898: la rivolta dei contadini nella cronaca del "Corriere della Sera"
Corriere della Sera, 1-2 Marzo - 1898
Le malinconiche notizie che vengono da Modica
Ci telegrafano da Palermo, 28 febbraio, sera: Passata la confusione del primo momento , giungono da Modica lettere che spiegano i tumulti attribuendone la causa all'irritazione nata in questi ultimi giorni nell'animo dei contadini oltre che per la festa da ballo al Municipio, per avere voluto la classe agiata aprire il teatro di Musica conducendovi le signore sfarzosamente vestite, come mai erasi fatto negli anni antecedenti. Tale sfoggio inusitato fece cattiva impressione nei contadini , che posero a raffronto la loro miseria. I contadini difatti più fortunati trovano col lavoro un compenso di trenta o quaranta centesimi al giorno ; tutti hanno dovuto sostituire le carrube al pane e le fave al grano per non morire di fame.
Mentre i signori danzavano divertendosi, il Comitato di beneficenza, dopo un mese di lavoro, era riuscito appena a raccogliere cinquanta lire e non potè essere fatta che una sola distribuzione di fave per dodicimila famiglie di indigenti. Allo prime parole di scontento dello famiglie povere, che avevano sperato qualcosa di meglio d'un pugno di fave, i signori del Municipio, offesi, sospesero quella stessa irrisoria carità. I contadini ebbero sullo prime l'intenzione di una dimostrazione pacifica, ma vedendosi chiuse in faccia le porte e le finestre del sindaco, che sdegnò di affacciarsi al balcone, cominciarono a tumultuare.
Un testimone oculare assicura che i soldati spararono pochi colpi di fucile : i maggiori colpi furono sparati dalle rivoltelle dei carabinieri. Il numero dei feriti passa molto quello rivelato. La, maggior parte si nascondono per sfuggire l'arresto o il processo. ll corrispondente del Giornale dl Sicilia esclude assolutamente l'istigazione dei partiti locali come causa dei tumulti, attribuendoli solamente alla miseria e all'imprudenza dei signori, che vollero divertirsi al cospetto di gente che moriva di fame.
Anche una nostra lettera particolare da Modica conferma che i tumulti non avrebbero preso forse brutta piega se quel sindaco, invece di lasciar uscire il figlio armato di fucile e di revolver, si fosse affacciato per raccomandare la calma.