Maxi blitz contro 'ndrine: 334 arresti: patto scellerato tra cosche e politici
Un blitz come non se ne vedevano dai tempi del maxi processo di Palermo. Parola di Nicola Gratteri, il procuratore di Catanzaro che oggi ha coronato il suo sogno: cominciare a smontare la Calabria come un trenino della Lego per rimontarla piano piano. Ed in effetti l'operazione "Rinascita-Scott" condotta all'alba da 3.000 carabinieri per eseguire 334 ordinanze - 260 in carcere, 70 ai domiciliari e 4 divieti di dimora - un pezzo di Calabria lo ha smontato veramente. Gli arresti hanno disarticolato tutte le cosche del vibonese, a cominciare da quella di riferimento, i Mancuso di Limbadi, in ottimi rapporti con i De Stefano di Reggio Calabria ed i Piromalli di Gioia Tauro ed a capo del "crimine" della provincia di Vibo Valentia con compiti di collegamento con la provincia di Reggio e il crimine di Polsi, vertice assoluto della 'ndrangheta unitaria. Un'operazione che ha ricostruito gli assetti di tutte le cosche dell'area vibonese svelando anche i patti illeciti con politici, professionisti e rappresentanti infedeli delle istituzioni, in molti casi legati tra loro dallo stesso collante, quella massoneria deviata che, a sentire lo stesso boss Luigi Mancuso, sarebbe diventata un tutt'uno con la 'ndrangheta. E così, in arresto sono finiti l'avv. Giancarlo Pittelli, noto penalista calabrese ed ex parlamentare di Forza Italia (che nel 2017 aveva poi aderito a Fdi), il sindaco di Pizzo e presidente di Anci Calabria Gianluca Callipo, eletto col Pd ma ultimamente avvicinatosi al sindaco forzista di Cosenza Mario Occhiuto del quale sostiene la candidatura a presidente della Regione alle elezioni del prossimo 26 gennaio, l'ex consigliere regionale del Pd Pietro Giamborino, accusato di associazione mafiosa, ed il segretario regionale del Psi Luigi Incarnato accusato di corruzione elettorale. Divieto di dimora in Calabria, invece, per l'ex consigliere e assessore regionale del Pd Nicola Adamo, indagato per traffico di influenza, accusa che lo stesso ha respinto in una dichiarazione. Arrestato anche l'ex comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro Giorgio Naselli, fino a pochi mesi fa comandante provinciale a Teramo e adesso vice comandante del Gruppo Sportivo Carabinieri a Roma. Una rete, quella dei colletti bianchi a disposizione alle cosche, che ha messo a repentaglio l'operazione. "Abbiamo ballato per un anno per le fughe di notizie", ha rivelato Gratteri. Costretto, insieme ai vertici dell'Arma, ad anticipare di 24 ore l'esecuzione dell'operazione per non far fuggire i boss che già sapevano. Uno, Luigi Mancuso, è stato bloccato alla stazione di Lamezia Terme appena sceso da un treno proveniente da Milano, dai carabinieri del Gis che, senza farsi notare avevano viaggiato con lui. Nell'inchiesta, risulta centrale la figura di Pittelli di cui il gip tratteggia un duro ritratto alla luce della richiesta della Dda sulle risultanze delle indagini dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Vibo Valentia. L'ex parlamentare viene descritto come l' "affarista massone dei boss della 'ndrangheta calabrese". Ritratto che sembra trovare conferma nelle parole dello stesso Pittelli che intercettato mentre parla con Luigi Mancuso ammette: "noi santi non siamo, ti devo dire la verità". Era a lui, secondo l'accusa, che i boss si rivolgevano per risolvere i problemi più svariati. In sostanza, scrive il gip nella sua ordinanza, Pittelli "mette a disposizione le sue conoscenze in Italia e all'estero per consentire il radicamento e la forte penetrazione della 'ndrangheta in ogni settore della società civile: nelle università, negli ospedali più rinomati, all'interno dei servizi segreti, nella politica, negli affari nelle banche". In cambio Pittelli mirava ad "ottenere nomine nei grossi processi, un avanzamento in politica o doni molto costosi". In definitiva, conclude il gip il "coacervo di relazioni tra i 'grandi' della ndrangheta calabrese e i 'grandi' della massoneria, tutti ben inseriti nei contesti strategici (giudiziario, forze armate, bancario, ospedaliero e via dicendo), è l'effetto del pactum sceleris in forza del quale Pittelli si è legato stabilmente al contesto di 'ndrangheta massona', stabilmente a disposizione dei boss".