Borsellino, ex Procuratore di Caltanissetta: agenda rossa fu rubata
"Quando arrivammo qua insieme alla dottoressa Ilda Bocassini trovammo una situazione di stasi investigativa. Vincenzo Scarantino era già stato arrestato sulla base di intercettazioni ambientali fatte nel carcere in cui erano Candura e un altro detenuto". A deporre come teste nell'ambito del processo sul cosiddetto depistaggio della strage di via D'Amelio è Fausto Cardella, ex procuratore di Caltanissetta oggi capo della Procura di Perugia. "Iniziammo poi questo rapporto con gli organi investigativi che lavoravano sul caso Borsellino - ha continuato rispondendo alle domande del Pm Gabriele Paci - essenzialmente la Squadra Mobile, ma c'era anche la Dia, in un secondo tempo, il reparto operativo dei carabinieri di Palermo. C'erano due possibilità alternative che si sono succedute nel tempo: la prima era relativa a un misterioso incontro avvenuto sull'autostrada di cui in qualche modo c'era stata una traccia nelle informative della Squadra Mobile, e una sorta di identikit, che poteva portare ai Santapaola; la seconda riguardava le dichiarazioni di un certo Lauro, un collaboratore della 'ndrangheta che aveva fatto sapere della sua volontà di collaborare per fare luce sulle stragi". "Andammo a interrogare Lauro - ha proseguito Cardella - appena arrivato e lui cominciò a raccontare una serie di cose. Fu un'esperienza professionale bellissima. Lauro cominciò a piangere dicendo che si era inventato tutto. Disse che era l'unico modo per tornare in Italia anziché rimanere in Germania. Se non ricordo male si riferiva alla strage di Capaci. Ricordo benissimo un forte disappunto del dottore La Barbera quando si rese conto che Lauro aveva preso in giro un po' tutti quanti". Gli imputati del processo per i depistaggi sulla Strage di via D'Amelio sono tre poliziotti, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, ex appartenenti del gruppo Falcone-Borsellino, che indagò sull'attentato in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino. Sono accusati di calunnia aggravata dall'aver favorito Cosa nostra. I tre avrebbero manipolato il falso collaboratore di giustizia, Vincenzo Scarantino per indurlo a dichiarare ai magistrati una falsa verità sulla strage di via d'Amelio dando così vita al depistaggio delle indagini.
"Non c'era una forma di collaborazione investigativa con i carabinieri ma c'era una sorta di rapporto di buon vicinato. Emerse subito il caso della borsa e dell'agenda di Paolo Borsellino". Lo ha detto Fausto Cardella, ex procuratore di Caltanissetta oggi in servizio alla Procura di Perugia rispondendo come teste al pm Gabriele Paci, nell'ambito del processo sul depistaggio della strage di via D'Amelio, ricostruendo le fasi delle indagini. "C'era una presenza inquietante nel luogo del delitto che avrebbero potuto asportare la borsa e l'agenda - ha detto - Su questa vicenda facemmo delle indagini cercando di capire chi fosse andato sul luogo del delitto e cosa successe. Ricordo che facemmo degli accertamenti su Contrada e la sua presenza in via D'Amelio". Cardella ha poi aggiunto: "Il dottore La Barbera aveva l'abitudine di venire a Caltanissetta per portare carte, normalmente verso le 21 di sera. Andava dalla dottoressa Boccasini depositava le carte e allora mi chiamavano. Nel contesto di queste chiacchiere tutte le ipotesi venivano prese in considerazione. La meno plausibile era quella relativa al fatto che l'agenda fosse andata distrutta con l'esplosione. La borsa era integra quindi se l'agenda era dentro la borsa non poteva essere distrutta, sempre che l'agenda fosse nella borsa. Sull'agenda rossa e gli ultimi giorni di Paolo Borsellino, interrogammo il capo della polizia, andammo a controllare le sue agende, sentimmo i collaboratori di giustizia a cominciare da Gaspare Mutolo". La Procura di Caltanissetta, intanto, ha depositato a inizio udienza le trascrizioni e intercettazioni di Vincenzo Scarantino nel periodo in cui si trovava a San Bartolomeo a Mare. La documentazione è quella pervenuta dalla Dda di Messina che indaga su due magistrati, Annamaria Palma e Carmelo Petralia, accusati di calunnia aggravata.