Raffaele Cantone smentisce sue dimissioni dall'Anticorruzione
Raffaele Cantone non intende dimettersi dall'Anac. E ha chiesto un incontro al presidente del Consiglio e ai ministri dell'Interno e della Giustizia per spiegare le ragioni che lo hanno spinto a presentare al Csm le domande per candidarsi alla guida di tre procure. Incontro che dovrebbe tenersi la prossima settimana. L'addio di Cantone è il frutto delle scelte del governo, accusa intanto il Pd, che parla di "una grave perdita per il Paese" e che si appresta a chiedere la convocazione del magistrato in Commissione Antimafia per far luce sulla vicenda. Mentre dalla maggioranza c'è un silenzio quasi assoluto. E' a metà mattinata che nelle redazioni arriva la nota con cui lo stesso magistrato napoletano, sotto scorta dal 2003 - anno in cui venne scoperto un progetto di attentato ai suoi danni del clan dei Casalesi - chiarisce che non presenterà le dimissioni dall'Autorità anticorruzione, anche perchè "l'esito della deliberazione del CSM non è affatto scontato". Un modo per sgomberare il campo dagli equivoci dopo il titolo tranciante di un quotidiano: "Cantone si dimette: 'mi sentivo sopportato'". Il capo dell'Anticorruzione conferma la notizia filtrata ieri dal Csm della sua candidatura per il vertice di tre procure, Perugia, Torre Annunziata e Frosinone. E spiega che la sua scelta è maturata "dopo una lunga valutazione di carattere squisitamente personale". Una sottolineatura per smentire che dietro la sua decisione ci siano ragioni politiche, legate all'atteggiamento del governo nei suoi confronti e nei confronti della sua "creatura", il Codice degli appalti, che l'esecutivo intende "stracciare" e riscrivere o che abbia pesato il dissenso profondo su scelte dell'esecutivo, come quella in materia di appalti di consentire l'affidamento diretto fino a 150mila euro. Nessuno sgarbo nei confronti del governo che ha appreso dai giornali la notizia della sua intenzione di rientrare in magistratura. Cantone spiega che contava sui tempi "non brevi" del Csm per informare per tempo il premier e i ministri "con cui più intensa è stata la collaborazione istituzionale in questi mesi". Cosa che ha fatto, una volta che la notizia è filtrata. La precisazione di Cantone arriva dopo che sul suo caso sono già intervenuti diversi esponenti del Pd. A cominciare da Maurizio Martina, candidato alla segreteria del Partito democratico, che scrive in un tweet: "Per il governo dei condoni il problema è l'Anticorruzione. Noi invece siamo orgogliosi di avere voluto Anac e di aver lavorato con un servitore dello Stato come Cantone, lasciato solo dal governo della propaganda". "La furia con cui questo governo demolisce acriticamente tutto ciò che si è fatto in passato ha provocato l'abbandono dell'Anac da parte di Raffaele Cantone" rilancia Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori del Pd e componente dell'Antimafia. "Un Paese che perde un baluardo contro la corruzione come Raffaele Cantone è un paese sbagliato", sostiene Emanuele Fiano. L'unica voce della maggioranza è quella del sottosegretario M5S alla Pa Mattia Fantinati. "Cantone è personalità che stimo e rispetto. Dobbiamo prevenire la corruzione e non possiamo creare zavorra per imprese. Servono severi controlli come lo spazzacorrotti, senza lacci all'economia". Al di là della polemica politica, il nodo sul destino di Cantone non si scioglierà presto. Ci vorrà molto tempo prima che il Csm prenda in mano le nomine alle quali concorre il magistrato, perchè in tutti e tre i casi bisognerà attendere i pareri dei consigli giudiziari su tutti i candidati. E per Cantone la strada potrebbe non essere in discesa: non solo perchè sono tanti i concorrenti del presidente dell'Anac (19 per Perugia, 18 per Frosinone e 12 per Torre annunziata) ma anche perchè in questi anni si è spesso schierato contro il sistema delle correnti in magistratura. Una polemica che ora gli si potrebbe ritorcere contro.