"Inquinò i bilanci", ai domiciliari l'ex patron del Palermo Calcio
Dopo avere perso una serie di battaglie, la procura di Palermo vince il confronto piu' importante con Maurizio Zamparini, ottenendone gli arresti domiciliari anche col bollo della Cassazione, che ha ritenuto fondate le tesi dei magistrati palermitani: con la sentenza depositata stamattina dalla terza sezione della Cassazione e' stato certificato che l'ex presidente del Palermo inquino' i bilanci della societa', grazie a un'operazione fittizia, la cessione del marchio del club, servita per tenere a galla i conti e per ottenere le iscrizioni a due campionati di Serie A, nel 2015-2016 e nel 2016-2017, e a quello di B nel 2017-2018.
Il nucleo di polizia economica-finanziaria della Guardia di Finanza ha indagato sotto il coordinamento di un pool guidato dallo stesso procuratore Francesco Lo Voi e dall'aggiunto Salvatore De Luca. Le indagini non si sono mai fermate, nemmeno nel periodo della cessione del club agli inglesi, e ora si avviano alla conclusione. La decisione della Suprema Corte ribadisce la sussistenza delle esigenze cautelari, perche' l'ex azionista di maggioranza del club di viale del Fante aveva la possibilita' di reiterare il reato. Il trucco nei bilanci e' legato alla cessione per 40 milioni della societa' Mepal, proprietaria del marchio, alla lussemburghese Alyssa: aziende tutte di Zamparini e dei suoi familiari e questo a cascata ha toccato tutti gli altri documenti contabili, alimentando con 21 milioni, ritenuti in realta' inesistenti, equilibri altrettanto inesistenti nei conti. Inchiesta lunga e difficile, dall'accesso della Finanza allo stadio, fino alle propaggini e alle ombre che si sono allungate sulla stessa magistratura, con due giudici indagati a Caltanissetta: e uno, Giuseppe Sidoti, e' accusato di avere salvato il Palermo dal fallimento in cambio di piccole utilita'. Inchiesta nell'inchiesta, dalla quale per Zamparini - indagato pure nel capoluogo nisseno - possono arrivare altre complicazioni giudiziarie.
La Cassazione ha anche ritenuto inammissibili i ricorsi della Procura di Palermo contro due sequestri di somme di Zamparini, da 100 mila euro, e del Palermo, da un milione e 100 mila euro. In un caso il Gip Fabrizio Anfuso aveva detto di si' e il tribunale del riesame aveva annullato il provvedimento; nel caso meno consistente aveva respinto la richiesta della Procura e il riesame aveva confermato la sua decisione. Pur confermando i domiciliari per l'ex presidente del Palermo, la Cassazione non lo ha accordato per la parte relativa all'autoriciclaggio e ai reati fiscali. La partita giudiziaria tra la Procura di Palermo e Maurizio Zamparini aveva visto prevalere, in una prima fase, la difesa dell'ex presidente ed ex azionista di maggioranza del club rosanero sia in sede civile, col rigetto dell' istanza di fallimento, che penale. Poi i giudizi fallimentare e penale sono finiti oggetto di un'inchiesta parallela a Caltanissetta, su presunti favori ricevuti dal Palermo, che non sarebbe stato fatto fallire dal giudice delegato della sezione specializzata del tribunale, Giuseppe Sidoti. Il magistrato e' stato sospeso dalle funzioni assieme all'ex presidente del club, Giovanni Giammarva; indagato per una presunta fuga di notizie, ma non sospeso, anche l'ex Gip Fabrizio Anfuso, che aveva detto di no ad alcuni dei provvedimenti restrittivi nei confronti di Zamparini e Giammarva e ad alcuni dei sequestri chiesti dalla Procura. Quasi simultaneamente, per i falsi nei bilanci 2014-2016, il 5 ottobre, con motivazioni depositate il 20 novembre, il tribunale del Riesame aveva detto di si' all'arresto di Zamparini, accogliendo il ricorso del pool coordinato dal procuratore Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Dario Scaletta, Francesca Dessi' e Andrea Fusco. Il collegio presieduto da Antonia Pappalardo, tre mesi e mezzo fa, aveva ritenuto sussistenti gli indizi e le esigenze cautelari per tre falsi in bilancio e due false comunicazioni alla Covisoc, una delle quali condivisa con Giammarva, che pero' si e' dimesso dalle cariche di vertice, facendo venire meno le esigenze cautelari a Palermo e affievolendole a Caltanissetta, dove e' stato solo sospeso dall'esercizio dell'attivita' di commercialista e da quelle di amministratore giudiziario per conto dei tribunali.
Sull'ex presidente i giudici del riesame, nelle motivazioni del provvedimento, erano stati duri, evidenziando la sua "personalita' altamente negativa, assai incline alla commissione di delitti di falsita' e, soprattutto, di falsita' in ambito economico, per nulla limitata dalla consapevolezza di procedimenti giudiziari o amministrativi in corso di svolgimento", oltre a "una tendenza a eludere, aggirare, violare la disciplina fiscale, contabile, societaria e quella a tutela del credito".