Ragusa: orari di ufficio al Tribunale, “Intervenga la Corte d’Appello”
I rappresentanti sindacali dei lavoratori del Tribunale di Ragusa non demordono sulle richieste riguardanti l’articolazione dell’orario di lavoro, la flessibilità in entrata e in uscita, e il lavoro straordinario. Dopo aver interrotto le relazioni sindacali con il Presidente del Tribunale, Biagio Insacco, hanno inviato un documento, con le loro rivendicazioni, al presidente della Corte d’Appello di Catania. I sindacati, dopo aver comunicato la decisione di attuare lo stato di agitazione, chiedono un intervento del presidente della Corte d’Appello, allo scopo di superare l’attuale momento conflittuale con il presidente del Tribunale di Ragusa e ripristinare, così, le corrette relazioni sindacali.
Una soluzione che si rende necessaria anche in vista dell’imminente e obbligatoria contrattazione decentrata.
Alla base del conflitto tra i sindacati e il presidente del Tribunale di Ragusa, la mancata ratifica dell’accordo sindacale raggiunto il sei dicembre scorso, al quale sono seguite le disposizioni impartite unilateralmente dal presidente Insacco.
Ai lavoratori - in maggior parte pendolari - che hanno optato per l’articolazione dell’orario di lavoro di sette ore e dodici minuti giornalieri per cinque giorni settimanali è stato, infatti, viertato accedere in ufficio alle sette e trenta del mattino - come tutti gli altri colleghi del palazzo di giustizia e della pubblica amministrazione - obbligandoli ad entrare al lavoro tra le otto e le nove. Secondo i sindacati si tratta di una discriminazione. Non sono stati presi in considerazione, tra l’altro, la carenza di parcheggi liberi e la coincidenza dell’apertura al pubblico degli uffici con l’inizio delle udienze: cosa che crea confusione e disservizi.
Tutto reso più difficile da locali insufficienti a gestire una grossa mole di lavoro.