Migranti, pm di Palermo: "No scarcerazione del 'generale'"
La procura della Repubblica di Palermo si oppone alla richiesta di scarcerazione formulata nei giorni scorsi dall'avvocato Michele Calantropo, difensore di Mered Medhanie Yedhego, detto "il generale", accusato di essere uno dei capi di una organizzazione transnazionale dedita al traffico di migranti tra il continente africano e la Sicilia. L'imputato - che ha sempre proclamato la sua innocenza invocando l'errore di persona e sostenendo di essere Mered Tasmafarian, falegname, rifugiato eritreo - e' sotto processo davanti alla seconda sezione della Corte d'assise, dopo essere stato arrestato in Sudan ed estradato in Italia, nel giugno 2016, su mandato della procura di Palermo. I pm hanno depositato parere scritto oggi, in udienza. La Corte d'assise, presieduta da Alfredo Montalto dovrebbe esprimersi al termine dell'udienza. "Contrariamente a quanto ritenuto dall'istante - scrivono l'aggiunto Marzia Sabella e i sostituti Claudio Camilleri e Calogero Ferrara - si ritiene invece non solo la sussistenza del quadro probatorio a carico dell'imputato ma anche la permanenza delle esigenze cautelari in corso di esecuzione". Secondo i pm infatti la "mera dichiarazione dell'imputato di essere soggetto diverso da Mered Medhanie Yedhego non trova - prosegue l'accusa nel parere di 18 pagine - allo stato riscontro probatorio ed in ogni caso l'istruzione dibattimentale, sin qui svolta, ha dimostrato che sono alla persona fisica attualmente sottoposta a giudizio attribuibili tutte le condotte criminali contestate". I pm sostengono che l'imputato ha si' risposto alle autorita' ma "e' vero anche che le versioni fornite dal medesimo sin fin qui fornite sono risultate palesemente false, inverosimili e vieppiu' smentite dalle risultanze oggettive della istruzione dibattimentale". Altamente dimostrativa della non corrispondenza al vero delle dichiarazioni rese e' la circostanza che l'imputato "ha sempre negato - sostengono i pm a supporto del parere contrario - di avere nella propria disponibilita' al momento del suo arresto appunti o fogli di carta e di averne mai scritti di suo pugno. Ebbene una perizia grafica dall'esito incontrovertibile ed unico ha concluso per la materiale sottoscrizione da parte dell'imputato di 75 su 77 delle scritture oggetto della comparazione". L'imputato - dicono ancora i pm - ha nel corso del dibattimento reso una versione palesemente falsa e cio' all'unico scopo di sottrarsi alle proprie responsabilita'. Circostanza questa, che "nel palesare la assenza di qualsiasi forma di repisiscenza, di per se radica il pericolo di fuga e di reiterazione delle condotte".Inoltre alcune deposizioni a suo favore sono risultate in contrasto con dati oggettivi emersi in dibattimento: "Si ricorda, ad esempio, quanto accertato in relazione ai testi Kelete e Amesajer (i quali non sono mai risultati transitati nel territorio italiano) "e gli stretti contatti con ambienti dei servizi di intelligence, in Europa e in Africa - aggiungono - che inducono a ritenere che ancora oggi lo stesso possa godere di protezione ed appoggi oggetto di accertamento".