Papa Francesco è in Sicilia: a Piazza Armerina e a Palermo nel ricordo di Don Pino Puglisi
E' atterrato a Piazza Armerina, Papa Francesco ad accoglierlo il vescovo Rosario Gisana, il prefetto di Enna, il sindaco. Circa 40 mila persone, secondo le stime delle forze dell'ordine, attendono lungo il tragitto il Santo Padfre. I pass rilasciati sono 17.500, suddivisi in tre piazze. Nella piazza Europa, dove e' stato allestito il palco hanno accesso 8 mila persone. tra queste 50 che hanno la possibilita' di baciare la mano del Papa e 20 ammalati con i quali il Santo Padre si soffermera'. Presenti anche alcuni detenuti delle due carceri di Enna e Piazza Armerina. Canti e sventolio di bandierine all'arrivo di Papa Francesco in piazza Europa. Il Papa lungo il tragitto si e' soffermato piu' volte a salutare e sorridere per raggiungere poi il palco, allestito in modo estremamente sobrio. Ha attraversato la piazza a piedi tra le acclamazioni. Il primo discorso della giornata del Papa nella Citta dell'Ennese e' quello del vescovo Rosario Gisana.
"Mi permetto di darvi una ricetta? Per dormire ho bisogno di prendere le pastiglie per dormire? qualcosa non va bene. Ma se la finisco stanchissimo, allora va bene". Così Papa Francesco ai sacerdoti della diocesi di Piazza Armerina. Il Papa, evidentemente molto contento di essere nella cittadina dell'Ennese, ha aggiunto parecchie battute al suo discooso. E immaginando un colloquio con un fedele che non va a messa "perche' la predica dura 40 minuti", ha scandito: "la messa intera deve durare 40 minuti, la predica non piu' di 8". Al vescovo Gisana ha poi chiesto di "facilitare la possibilita' che tutti i fedeli della sua diocesi possano avere un piccolo Vangelo da portare sempre in tasca". Inoltre ha suggerito a chi si considera "un mangiaprete" di avvicinarsi al proprio parroco e spiegargli quel che pensa di lui, iniziando cosi' un dialogo. "Anche se quella volta al sacerdote verra' il mal di fegato, sara' per una volta soltanto". "Per quanto riguarda la partecipazione alla Santa Messa, specialmente a quella domenicale, e' importante - ha poi aggiunto Francesco - non essere ossessionati dai numeri: vi esorto a vivere la beatitudine della piccolezza, dell'essere granellino di senape, piccolo gregge, pugno di lievito, fiammella tenace, pietruzza di sale. L'Eucaristia e il sacerdozio ministeriale sono inseparabili: il prete e' l'uomo dell'Eucaristia". "Rivolgo un pensiero particolare - ha continuato - ai presbiteri e li esorto a stringersi attorno al Vescovo e fra di loro. Cari sacerdoti, quanto e' necessario costruire con pazienza la gioia della famiglia presbiterale, amandosi e sostenendosi a vicenda! E' bello lavorare insieme, considerando i confratelli superiori a voi stessi".
"In mezzo al popolo di Dio a voi affidato, siete chiamati - ha detto ancora ai sacerdoti - ad essere i primi a superare gli steccati, i pregiudizi che dividono; i primi a sostare in contemplazione umile davanti alla difficile storia di questa terra, con la sapiente carita' pastorale che e' dono dello Spirito; i primi a indicare sentieri attraverso i quali la gente puo' andare verso spazi aperti di riscatto e liberta' vera. Consolati da Dio, potrete essere consolatori, asciugare lacrime, guarite ferite, ricostruire vite infrante che si consegnano fiduciosamente al vostro ministero". "E' importante - ha poi concluso - favorire nelle parrocchie e nelle comunita' la carita' evangelica, la solidarieta' e la sollecitudine fraterna, rifuggendo la tentazione mondana del quieto vivere. Vi incoraggio a proseguire nel vostro servizio ecclesiale che si esprime in opere concrete: centri di ascolto Caritas, mense e rifugi per i fratelli piu' sfortunati, strutture per ospitare Gesu' profugo e spaesato e case d'amore per gli anziani spesso soli e scoraggiati. Non dimenticate che la carita' cristiana non si accontenta di assistere; non scade in filantropia, ma spinge il discepolo e l'intera comunita' ad andare alle cause dei disagi e tentare di rimuoverle, per quanto e' possibile, insieme con gli stessi fratelli bisognosi".
Uno dei momenti piu' simpatici della breve permanenza di Papa Francesco a Piazza Armerina e' stato il selfie che ha accetatto di farsi con un giovane africano che gli e' stato presentato dal vescovo Rosario Gisani. Terminato il suo applaudito discorso, infatti, Papa Francesco e' stato salutato dalle persone che rappresentano tutta la comunita', tra i quali, un disoccupato e un folto gruppo di detenuti delle tre carceri di Enna, Pazza Armerina e Gela, accompagnati dal giudice di sorveglianza del tribunale di Caltanissetta Renata Fulvia Giunta. i detenuti gli hanno donato un ostensorio, l'effige della Madonna e un cesto di fiori, realizzati con il sapone. Con tutti si e' intrattenuto per qualche istante. A salutare il Papa anche una giovane coppia con un neonato, un mediatore culturale e appunto un immigrato che con il Papa ha fatto un selfie. Molte persone, hanno potuto stringere la mano del Santo Padre, baciarlo e ricevere un abbraccio, piu' delle 50 che erano state annunciate. Ultima una giovane donna che si stava inginocchiando e che il papa ha sollevato facendo segno di "no", scuotendo la testa e con la quale si e' intrattenuto a scambiare alcune battute. Sul palco Francesco ha anche donato alla Madonna delle Vittorie, raffigurata in un'antica icona donata da Alessandro II, un mazzolino di fiori bianchi che aveva ricevuto all'arrivo da una bambina. Il Papa e' poi sceso dal palco con alcuni minuti di ritardo rispetto al previsto ed e' stato circondato dai fedeli mentre raggiungeva la papamobile. Si e' soffermato con 10 ammalati impossibilitati a salire sul palco con i quali ha parlato Ha provato il berrettino che gli e' stato offerto da un ragazzo con sindrome di Down. Il pontefice infine e' salito sull'auto alle 10, diretto allo stadio da dove in elicottero e' partito per Palermo.
Alle 10,15 circa, Bergoglio parte per Palermo dove alle 11,15 celebra la messa davanti a circa 80 mila i fedeli giunti da molte regioni d’Italia. Palermo è pronta per accogliere Papa Francesco che viene per ricordare il beato Pino Puglisi ucciso il 15 settembre 1993 dalla mafia. La città è blindata, le strade dove passerà il corteo papale sono transennate, ai varchi gli operatori controllano le persone che entrano col metaldetector. La folla dei fedeli attende il Pontefice sul prato del Foro Italico, davanti al mare, lo stesso luogo che il 3 ottobre 2010 ospitò Benedetto XVI. Lì Bergoglio ricorderà don Pino Puglisi.
Alle 13,30 il Santo Padre raggiunge la missione Speranza e Carità del missionario laico Biagio Conte, che a Palermo assiste migliaia di poveri e garantisce loro pasti caldi. Nella mensa di via Decollati, il Papa pranza con gli ospiti del centro e alle 15 si sposta a Brancaccio, nel luogo dove il parroco fu assassinato. Segue una visita alla parrocchia di San Gaetano e alle 15,30 in Cattedrale per incontrare parroci, sacerdoti e seminaristi di tutta la Sicilia, superiori e superiore delle comunità religiose dell’Isola, accompagnato dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. Sono previsti 40 vescovi, 700 sacerdoti, 250 cantori, 200 seminaristi.
Alle 17 l'ultimo appuntamento: l’incontro in piazza Politeama tra il Pontefice e i giovani. Secondo la Curia, saranno 4.500 i ragazzi presenti in piazza Castelnuovo, davanti al teatro Politeama.
LA LETTERA DEL SINDACO DI PALERMO IN OCCASIONE DELLA VISITA DI PAPA FRANCESCO
"Con grande emozione e con grande onore accolgo Papa Francesco a Palermo, a nome di tutta la nostra comunita' cittadina, dando a Lui il benvenuto e rivolgendo a Lui un filiale ringraziamento". Con queste parole inizia la lettera di benvenuto al Santo Padre del sindaco di Palermo Leoluca Orlando sottolineando come la citta' commemori "la morte, l'uccisione per mano mafiosa di un parroco, del piccolo, grande Beato Pino Puglisi, e con lui di tanti uomini e donne che hanno dato la propria vita perche' il nostro futuro fosse libero". "Oggi commemoriamo l'anniversario di una morte, che per don Pino Puglisi e' stato tornare al Padre e rinascere alla vita eterna - prosegue Orlando - oggi e' per Palermo un giorno di festa, perche' ricordiamo il Beato Pino Puglisi con la speranza - di piu', con la certezza - che il suo martirio non e' stato vano, che il tributo, che egli come tanti ha donato per liberare Palermo e la Sicilia e' stato davvero un dono; un seme che ha dato, sta dando e dara' i suoi frutti.
Venticinque anni sono passati da quel 15 settembre del 1993. Palermo era ancora ferita dalle stragi del 1992; Palermo cominciava a reagire a quelle stragi anche grazie alla forza datale dalle parole che Papa Giovanni Paolo II aveva pronunciato pochi mesi prima contro la mafia nella Valle dei Templi di Agrigento". "E Don Pino, 3P, era per una parte di Palermo segno e speranza di cambiamento e liberazione, ne era motore e testimonianza. E anche per questo, come lui stesso disse al suo assassino, "si aspettava" di morire e accolse la morte col sorriso sulle labbra - prosegue la lettera del sindaco di Palermo - sapeva, Don Pino, che il cambiamento richiede tempo; sapeva che il suo martirio era e sarebbe stato parte di un lungo percorso di cambiamento del suo quartiere, della comunita' ecclesiale, di tutta la citta'.Venticinque anni sono passati dal quel martirio. Venticinque anni durante i quali quel seme e' germogliato".
"Palermo ha "nella sofferenza fatto ricorso all'olio della solidarieta'", ha scelto di rompere il silenzio del dolore e della violenza, senza aver paura della paura e senza trasformare dolore, violenza e paura in urlo di odio - rileva ancora Leoluca Orlando - oggi Papa Francesco incontra tanti frutti nati da quel seme di amore che Padre Puglisi ha gettato: dalla piccola, grande comunita' di Brancaccio che ha continuato e continua l'impegno quotidiano di Don Pino, a tutta la comunita' ecclesiale certamente, che ha trovato in Don Corrado non solo una guida, ma anche una fonte di forza e fiducia". "Papa Francesco incontra anche la citta' dell'accoglienza e della solidarieta', una citta' dove "non vi sono migranti", dove tutti e ciascuno, ovunque siano nati e da dovunque provengano, sono e sono riconosciuti come persone, titolari di diritti umani; quella citta' che nel quotidiano fa proprio, quale che sia la religione professata, quali che siano la nazionalita' o il colore della pelle, l'insegnamento evangelico "scomodo e impegnativo" che ci vuole portatori di speranza e di solidarieta' - insiste il sindaco della citta' - con migliaia di giovani e con Fratello Biagio e la sua Missione di Speranza e Carita' che sono simboli di una citta' che riconosce l'unita' e l'uguaglianza della comunita' umana non solo di fronte a Dio, Papa Francesco incontra una citta' che "si sforza di agire in modo solidale piuttosto che parlare". Francesco incontra la citta' che incarna la potenza di quella splendida frase di Don Pino: "Se ognuno fa qualcosa allora si puo' fare molto"; quella citta' che rappresenta l'unione del nostro migliore passato con il nostro migliore futuro, le nostre radici e le nostre ali".
"Palermo e' oggi, anche grazie al seme di speranza lasciato da Padre Pino Puglisi e con lui dal Magistero del Cardinale Salvatore Pappalardo, una citta' in cammino; una citta' che a venticinque anni da quei giorni tristi e luttuosi, sta ritrovando la propria strada e che pur fra mille difficolta' e contraddizioni vuole porsi all'Italia e al mondo come modello possibile di comunita' che accoglie e dialoga, perche' riconosce che solo nell'accoglienza e nel dialogo puo' trovare liberazione, riscatto e sviluppo morale prima ancora che materiale - conclude la lettera di Leoluca Orlando - anche per questo, in sintonia con la intera comunita' palermitana, abbiamo in questi mesi manifestato la speranza che il Beato Pino Puglisi possa diventare Patrono della nostra Citta' metropolitana, accanto ai Patroni delle singole citta', copatrono della Citta' di Palermo accanto a Rosalia e a Benedetto il Moro, entrambi simboli di liberazione. Liberazione da ogni peste, liberazione da ogni schiavitu' individuale e collettiva. Oggi la presenza a Palermo di Papa Francesco rappresenta per noi motivo di speranza, stimolo a fare di piu' e meglio".