"Sistema Siracusa", il gup di Messina dice no a 4 patteggiamenti
l gup del Tribunale di Messina, Tiziana Leanza, ha rigettato quasi tutte le richieste di patteggiamento per l'inchiesta scaturita dall'operazione "Sistema Siracusa". Non accolta la pena di patteggiamento per l'ex pubblico ministero Giancarlo Longo, per Francesco Perricone e Giuseppe Cirasa. Richiesta di patteggiamento rigettata anche per l'avvocato Giuseppe Calafiore. Quest'ultimo insieme all'avvocato Piero Amara aveva rilasciato diverse dichiarazioni ai magistrati messinesi.Il giudice non ha ritenuto congrua la pena. Unico patteggiamento accolto per Bruno Gastaldi ad 1 e 9 mesi, pena sospesa. Il giudice ha rinviato a domani per la prosecuzione delll'udienza preliminare. Parte civile nell'udienza il Comune di Siracusa, Legambiente, l'ordine degli avvocati di Siracusa.
La difesa dell'ex pm di Siracusa, Giancarlo Longo, aveva concordato con la pubblica accusa, 5 anni di carcere e le dimissioni dalla magistratura e la consegna della sua liquidazione da magistrato. La proposta della difesa di Longo risale ad agosto, ma solo ora il giudice si è pronunciato rinviando la trattazione della posizione di Longo a domani, data dell'udienza preliminare del procedimento sul cosiddetto "Sistema Siracusa". Il magistrato è imputato insieme ad altre 12 persone. Il patteggiamento avrebbe evitato i tempi lunghi del processo e avrebbe assicurato comunque, secondo gli inquirenti, una pena severa. Il procedimento nasce da una inchiesta dei pm della città dello Stretto, guidati da Maurizio De Lucia, competenti proprio per il coinvolgimento di Longo che all'epoca delle accuse era in servizio alla Procura di Siracusa. L'inchiesta ha al centro due avvocati, Piero Amara e Giuseppe Calafiore che per anni avrebbero pilotato inchieste e fascicoli al tribunale di Siracusa per avvantaggiare loro clienti di peso come i costruttori siracusani Frontino. Anche per Calafiore, che da mesi con Amara collabora con i pm, il gip ha respinto il patteggiamento. Longo, in cambio di mazzette e regali, avrebbe messo a disposizione la sua funzione di magistrato condizionando le inchieste. Con le sue dichiarazioni Calafiore ha portato, a luglio, all'arresto di un ex giudice del Cga siciliano, accusato di corruzione in atti giudiziari e ritenuto un pezzo di quel "sistema Siracusa" finito al centro dell'inchiesta.