Palermo ricorda Libero Grassi, ucciso dalla mafia 27 anni fa
Una macchia rossa sul marciapiede, che oggi anno viene rinnovata, come a dire che la ferita resta aperta; un colpo di spray sulla memoria di questa citta' che non puo' trovare quiete. E sul muro un cartello: "Il 29 agosto qui e' stato assassinato Libero Grassi, imprenditore, uomo coraggioso, ucciso dalla mafia e dall'omerta' dell'associazione degli industriali, dall'indifferenza dei partiti e dall'assenza dello Stato". Libero Grassi, ammazzato 27 anni fa dai sicari di Cosa nostra che volle punire la sua ribellione solitaria al racket delle estorsioni, e' stato ricordato stamane a Palermo, poco prima delle 8, nel luogo dell'agguato, in via Vittorio Alfieri. I figli Davide e Alice Grassi si sono soffermati davanti alle corone di fiori, in silenzio, vicino a loro diversi familiari, tra cui i nipoti di Libero. E poi, tra gli altri, il sindaco Leoluca Orlando, il prefetto Antonella De Miro, il commissario nazionale antiracket, Domenico Cuttaia, Tano Grasso, memoria operosa del movimento antiracket, Giuseppe Antoci, ex presidente del Parco dei Nebrodi scampato a un agguato, l'ex procuratore di Palermo Pietro Grasso, i rappresentanti delle forze dell'ordine. Per la Regione l'assessore al Territorio, Toto Cordaro. Poche decine di persone hanno seguito l'omaggio all'imprenditore, pochissime le persone affacciate dai balconi. Numerose le iniziative, organizzate da Addiopizzo, tra dibattiti e tavole rotonde e soprattutto la seconda edizione della "Vela per l'inclusione sociale": veleggiata in barche d'altura con i ragazzi di piazza Magione accompagnati da Addiopizzo e Lega Navale Italiana; un progetto, finalizzato alla prevenzione e alla riduzione del disagio socio-culturale e a favorire l'inclusione sociale.
"Le ferita e' ancora aperta, certamente lo e' per la famiglia e per una parte di Palermo... non per tutta la citta', per come stanno andando le cose... le denunce sono infatti ancora troppo poche". Ha detto la figlia Alice Grassi stamane durante la commemorazione nel luogo dell'agguato. "Molti continuano a pagare - aggiunge - mio padre ha dato un esempio, sono nate delle associazioni antiracket, un movimento che si e' diffuso, tanti passi sono stati fatti, ma molto deve essere fatto". Per Alice, Palermo "deve ancora dire davvero basta e deve recuperare un senso di comunita'".
"Libero Grassi rappresenta il simbolo della lotta al racket delle estorsioni. Con coraggio, seppe dire 'no' pubblicamente al pizzo in un periodo nel quale ancora molti, a Palermo, facevano finta che la mafia non esistesse. La sua determinazione possa essere d'esempio, per tutti, nella quotidiana lotta a ogni forma di criminalita' organizzata". Lo afferma, in una nota, il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, in occasione del 27 anniversario dell'uccisione dell'imprenditore Libero Grassi.
"Resta l'impegno personale di Libero Grassi, ma anche la forza del suo intervento pubblico, la sua lettera, le sue forti prese di posizione. Hanno lasciato un segno e dato vita a una reazione importante. La lotta al pizzo e' in atto, continua, perche' e' ancora diffuso, ma ricordo esperienze come quella di Addiopizzo e altre che restano importanti". Lo ha detto Pietro Grasso, ex procuratore antimafia e leader di Leu, a Palermo, alla commemorazione di Libero Grassi. "Oggi - ha aggiunto - l'antimafia sociale deve tornare alle origini, a una dimensione spontanea e disinteressata, come ai tempi dei lenzuoli bianchi e delle catene umane, senza sovrastrutture di interessi".
Intervenendo stamani alla cerimonia di commemorazione di Libero Grassi, l'imprenditore ucciso il 29 agosto di 27 anni fa per essersi opposto al racket del pizzo, il Sindaco Leoluca Orlando ne ha ricordato la figura di "imprenditore, punto di riferimento culturale, che aveva forte l'etica della responsabilita' individuale e rifiutava le logiche di appartenenza, terreno di coltura della Palermo di trenta, quaranta anni fa. Allora Libero Grassi era scomodo e inviso perche' lo Stato, l'associazione degli industriali, i partiti avevano il volto della mafia. Oggi la mafia non governa questa citta'". Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri, in rappresentanza dell'Amministrazione comunale, il vicesindaco, Sergio Marino e gli assessori Giovanna Marano ed Emilio Arcuri.
"Il 29 agosto 1991 Libero Grassi fu ucciso dalla mafia. Pago' con la vita il coraggio di denunciare e di opporsi alla richiesta di pizzo da parte della criminalita' organizzata. Il valore della testimonianza di Libero Grassi, cittadino e imprenditore, e' piu' che mai attuale. E risiede soprattutto nel richiamo a far prevalere nelle scelte quotidiane il valore dell'integrita' civile, della legalita', di un'economia sana. All'azione investigativa e repressiva, condotta con costante e ammirevole dedizione da magistratura e forze dell'ordine, si deve accompagnare un profondo rinnovamento culturale e sociale che si traduca nell'impegno di tutti a cambiare veramente le cose". Lo afferma il presidente della Camera, Roberto Fico, che aggiunge: "Occorre in questa prospettiva rimuovere le cause economiche, culturali e sociali che alimentano il fenomeno mafioso, in particolare garantendo sviluppo e occupazione durevoli e sostenibili. Ed in questo contesto e' dovere primario delle istituzioni incoraggiare e proteggere chi, come Grassi, si ribella al ricatto e all'intimidazione criminale. Ma non meno importante e' che anche la societa' civile, le associazioni rappresentative del mondo produttivo e i singoli cittadini non lascino soli coloro che si oppongono alla logica mafiosa e si mobilitino a loro sostegno. E' questo un passaggio ineludibile per la costruzione di una societa' aperta, giusta e coesa. Ed e' questo il modo migliore per raccogliere la testimonianza di Libero Grassi, per onorarne la memoria e per far si' che la sua morte non sia stata vana", conclude Fico.
"Quella voce isolata, fuori dal coro, rivoluzionaria, messa all'indice anche dalla Confindustria locale, oggi ha fatto proseliti e non pagare il pizzo e' possibile. Ricordo ancora con emozione quando Libero Grassi si presento' di fronte alle telecamere in diretta nazionale. Il suo pensiero, ancora attuale, e' un vero e proprio manifesto dell'onesta'". Lo scrive su Facebook il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ricordando Libero Grassi e le sue parole 'sono un imprenditore e non mi piace pagare. Rinuncerei alla mia dignita'. Non divido le mie scelte con i mafiosi'. "Le sue parole - ricorda il Guardasigilli - hanno veramente squarciato il silenzio, quando presa carta e penna ha voluto rispondere a chi pretendeva da lui il pagamento di un obolo insopportabile e ingiusto: 'volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l'acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia', rispondeva sulle colonne del Giornale di Sicilia alla richiesta di pizzo che gli era giunta". Era il 1991 e "la sua - sottolinea Bonafede - e' stata una sfida all'organizzazione criminale piu' potente che il Paese abbia mai conosciuto: la Cosa nostra di Toto' Riina che non poteva tollerare uno smacco del genere. Per questo, il 29 agosto del 1991, fu ucciso: troppo pericoloso per un'organizzazione che dettava legge, fra le quali norme c'era, appunto, la 'messa a posto'. Ma quella sfida - conclude il ministro - oggi possiamo dire che e' stata vincente".