Morti nel torrente di Riganello, si rivedono i turisti a Civita ma non nelle gole
A cinque giorni dalla tragedia nel canyon del Raganello, costata la vita a dieci persone, Civita sta ancora lentamente tentando di tornare alla normalità. Piccoli segnali di ripresa cominciano a intravedersi. Qualche turista, sicuramente non i tanti gruppi che in questo periodo invadevano la cittadina italo albanese, si vede circolare. Tra loro, poco prima della piazza principale, ci si imbatte in una famiglia: padre madre e due figlie. Vengono da Bologna e non è la prima volta che vengono qui. "Civita la conosciamo abbastanza bene - dicono - essendoci stati già più volte. Questa mattina abbiamo fatto un giro tra i vicoli dove abbiamo ammirato i comignoli e le 'Case di Kodra', curiose casette dal volto umano che animano e colorano il borgo di Civita. Sono state costruite tra il 1600 e il 1700 e sono rimaste quasi tutte intatte, nonostante il passare del tempo". "La tragedia di lunedì - dice Domenico, uno dei turisti bolognesi - sicuramente avrà avuto un impatto tragico sulla popolazione. Tra la gente ho percepito un'atmosfera cupa". Poco più avanti una coppia di Brindisi e un'altra proveniente dalla Lombardia. Nessun turista, invece, sul percorso che dal centro cittadino conduce all'accesso delle Gole e al Ponte del Diavolo, luoghi posti sotto sequestro con un decreto emesso dalla magistratura e un'ordinanza del sindaco, affissa anche nella bacheca che si può leggere poco distante. "Civita non è solo Gole. Civita - dice una signora proprietaria di uno dei tanti b&b - è tranquillità, ospitalità e, soprattutto, natura incontaminata da amare. Anche dopo lunedì abbiamo ricevuto prenotazioni che vanno fino a ottobre. Pochissime, invece, sono le disdette che abbiamo registrato".