Dottoressa molestata a San Cipirello: l'Ordine sarà parte civile
L'Ordine dei medici di Palermo si costituira' parte civile anche nel processo della dottoressa Antonella Rosselli, l'ultima vittima siciliana di molestie sessuali, da parte di un diciannovenne, mentre era in servizio alla guardia medica di San Cipirello, nel palermitano. "Servono misure urgenti e strutturali per garantire sicurezza, soprattutto nelle guardie mediche che si trovano in luoghi particolarmente isolati. Sono una donna forte - ha detto la dottoressa Rosselli - dopo l'episodio sono tornata subito al mio lavoro, ma in certe condizioni, per scansare un'aggressione non ci si puo' affidare all'esperienza o alla fortuna". "Nel mio caso - ha raccontato la dottoressa al presidente dell'Ordine dei medici Toti Amato - l'esperienza mi ha permesso di riconoscere subito il possibile rischio, gia' dal momento in cui ho aperto la porta all'aggressore che bussava con la scusa di avere forti dolori allo stomaco. Non ci ho creduto, ma sono un medico e, al di la' delle mie impressioni, devo accertarmi dello stato di salute di chiunque. La buona sorte poi ha fatto il resto perche' i sanitari del 118, che sostavano nell'edificio accanto, erano presenti e non fuori per servizio. Alle mie urla sono intervenuti immediatamente e il ragazzo e' scappato con l'auto che aveva lasciato nel piazzale, probabilmente non per caso".
"Il racconto della collega Rosselli apre un tema importante - dice Toti Amato - suffragato anche da un'indagine conoscitiva condotta dall'"Associazione nazionale Hospital&Clinical Risk Managers in occasione del sit-in di tutti i medici siciliani organizzato lo scorso 21 aprile in piazza Castelnuovo a Palermo per dire stop alla violenza contro il personale medico e sanitario". La ricerca che ha coinvolto un folto numero di professionisti della sanita', tra medici e infermieri, ha confermato quanto importante sia l'esperienza di un medico o di un operatore sanitario per potere riconoscere subito eventuali rischi e prevenirli. Il dato significativo e' che ha subito piu' aggressioni il professionista piu' giovane, con meno esperienza e meno anni di attivita'. "Ma cio' che allarma di piu' - continua Amato - e' che la maggior parte di loro non sa neanche dell'esistenza delle procedure aziendali messe a punto proprio per aiutare a prevenire e gestire gli episodi di violenza, e solo pochissimi hanno partecipato a corsi di formazione specifica. Ogni azienda sanitaria dovrebbe potenziare la propria struttura di risk management, sarebbe un primo passo per limitare i danni in situazioni di pericolo, come ha fatto la dottoressa Rosselli, che solo grazie alla sua personale esperienza ha saputo valutare velocemente la situazione, scegliendo poi la migliore tecnica di gestione".