Scuola: inchiesta dell'Unione studenti,"in Sicilia non è pubblica"
"Scuola? Non chiamatela pubblica!". Cosi' l'Unione degli studenti Sicilia che ha realizzato un'inchiesta regionale sui costi dei libri adottati dalle scuole nei territori siciliani. Sono numerosi i problemi legati all'accesso all'istruzione in Sicilia, ne e' un segnale piu' che indicativo l'alto tasso di dispersione scolastica regionale compreso tra il 23 il 24 percento, decisamente piu' alto di quello nazionale. Molti non possono neanche accedere ai canali extrascolastici, quali libri, film, opere teatrali e tutti quegli spazi culturali e sociali in cui sia possibile formarsi in orario extracurricolare. Emerge subito una caratteristica comune a tutti i territori: ogni famiglia con figli deve sostenere una spesa media annuale, calcolata su base provinciale a partire dalla media tra i costi dei libri da acquistare ogni singolo anno, che e' sempre superiore a duecento euro. In pratica frequentare una scuola superiore ha un costo complessivo di base che in media e' pari ad almeno 1000 euro. Nella maggior parte dei casi le spese maggiori sono all'inizio del primo biennio e in occasione di quello del triennio, dunque, rispettivamente al primo, terzo e quarto anno: si consideri per esempio un istituto tecnico commerciale nel ragusano in cui a inizio quinquennio le spese ammontano a circa 340 euro mentre al secondo anno a circa 182, per poi risalire nuovamente in vista del triennio superando i 200 euro.
Sempre nel ragusano "si raggiungono vette altissime di prezzo", come le spese da affrontare per le studentesse e gli studenti frequentanti il terzo anno di due differenti licei, pari ad oltre 400 euro. Nel messinese, invece, si registrano forti differenze di costo del materiale scolastico tra licei e istituti tecnici e professionali: considerando per esempio il quarto anno, nei primi i costi raggiungono anche vette superiori ai 300 euro mentre nei secondi in alcuni casi non superano nemmeno i 100. E ancora in un liceo presente nel nisseno, i costi del terzo anno arrivano persino a 423 euro, mentre, sempre nello stesso contesto, si riproduce il divario: ai circa 120 euro delle spese del quinto anno in un istituto agrario si contrappongono i 320 del liceo.
Nel palermitano, poi, sono almeno 4 i casi di spese superiori ai 400 euro in vista del terzo anno mentre nell'ennese in quasi tutte le scuole a inizio quinquennio la spesa minima e' superiore ai 300 euro. Nel catanese a spese rilevanti se ne contrappongono altre piu' basse, si consideri la contrapposizione tra i 444 euro del terzo anno di un liceo linguistico e i circa 140 di un istituto professionale per lo stesso anno. Ma e' nella provincia di Agrigento che si raggiungono i prezzi piu' alti, che addirittura superano i 500 euro per il terzo anno di un liceo classico e che in molti casi si mantengono sopra i 300 per tutto il triennio, alle volte anche sopra i 400. Una situazione simile a quella del trapanese, in cui aumentano i casi di spese superiori ai 500 euro, in alcune scuole ripetute negli anni.
In territorio siracusano invece per frequentare un terzo anno di liceo classico sono necessari piu' di 300 euro, per un costo complessivo dell'interno percorso di studi che ammonta a piu' di 1500. Per percorsi professionali invece il costo ammonta a 200 circa l'anno che rimane una cifra considerevole. Afferma l'Unione degli Studenti Sicilia: "Riteniamo tutto questo inaccettabile. E' assolutamente impensabile definire la nostra istruzione pubblica e accessibile ed e' sconvolgente che questo non venga assolutamente attenzionato dalla classe politica. Rivendichiamo il diritto non solo di frequentare i percorsi formativi ma di frequentare anche quelli che piu' si addicono alle nostre inclinazioni, non in base al costo che si deve affrontare. Inoltre, rivendichiamo l'accesso gratuito e universale ai saperi e l'approvazione della nostra proposta di legge regionale per il diritto allo studio 'I diritti non si isolano', per un vero reddito universale di formazione nella nostra regione e per una scuola realmente a misura di studentesse e studenti". Insomma, "non c'e' piu' tempo. Ci vedrete nelle piazze, con gli studenti e le studentesse per riprenderci il nostro diritto allo studio".