Marina di Modica, la mancata salvaguardia delle dune: ancora polemiche
Le dune di Marina di Modica ancora al centro di polemiche per la realizzazione, nella zona, di un albergo. Sulla vicenda interviene il movimento "Una nuova prospettiva". È da poco passato il terzo anniversario della prima “Radunata” - si afferma, tra l'altro, in una nota - l’iniziativa spontanea di protesta, promossa da singoli cittadini e associazioni, contro le modalità di costruzione di un resort sulle dune di Marina di Modica, zona dichiarata Sito di Interesse Comunitario dalla Comunità Europea. A distanza di tre anni molto è cambiato: lì dove c’erano morbide dune, già seviziate dai resti dell’incendio del precedente intervento di “sviluppo” della frazione balneare, il centro turistico “Itaparica”, oggi sorgono i servizi del resort oggetto delle proteste.
Ma chi non conosce i luoghi e non ha seguito la vicenda potrebbe essere portato a pensare che, avendo avuto la “fortuna” di poter ri-costruire in un sito talmente delicato e protetto, i titolari di tale progetto abbiano incaricato specialisti dell’architettura green per intervenire con strutture e materiali ad impatto ecologico minimo e reversibile; confermando, così facendo, la logica di tutela e conservazione che ha portato all’individuazione del SIC e innescando motivi di attrazione e di interesse, anche internazionale, come accade ovunque si progetta adottando criteri di architettura innovativa e sostenibile. Purtroppo niente di tutto questo: colate di cemento armato hanno prima riempito le casse di fondazione e poi, via via, alzato pilastri, posato solai, recintato piscina e terrazzo e, qualche metro a monte, alzato la struttura ricettiva di diversi piani che svetta sulla piccola baia. Così, mentre nel mondo si interpreta lo sviluppo a partire dalle compatibilità ambientali, dalla valorizzazione delle risorse e dalla loro promozione anche in chiave turistica, a Modica siamo rimasti agli anni della speculazione edilizia, quando cementificazione equivaleva a lavoro, benessere e prosperità, con gli esiti di impoverimento e distruzione di ampie parti del nostro bel paese che abbiamo, in seguito, conosciuto.
Forse sul piccolo ponte di contrada Punta Regilione, Sito di Interesse Comunitario ITA080008, qualcuno vorrebbe veder sventolare veramente la bandiera bianca della resa ma si sbaglia, perché noi continueremo a denunciare".