Lega da record nei sondaggi aggancia M5s, calo di Fi e Pd
a quando la Lega di Matteo Salvini ha agganciato il Movimento 5 Stelle al vertice della classifica delle intenzioni di voto degli italiani – ormai più di un mese fa – sembrava di dover assistere, da un momento all’altro, ad uno storico sorpasso. Storico perché avrebbe fatto del movimento che fu di Umberto Bossi il primo partito italiano per la prima volta dalla sua nascita (sia pure solo nei sondaggi). Eppure, nonostante alcuni istituti demoscopici abbiano “certificato” tale sorpasso già da qualche settimana, nella nostra Supermedia questo non si è ancora verificato. E non perché si sia interrotto (men che meno invertito) il trend crescente che va avanti ormai dalle elezioni del 4 marzo: anzi, questa settimana la Lega fa segnare un nuovo record, salendo per la prima volta oltre il 29%. Il ritmo della crescita ha rallentato, ma questo è perfettamente fisiologico. Il vero motivo per cui il sorpasso non si è concretizzato è un altro: cioè che il Movimento 5 Stelle ha invertito la rotta, smettendo di calare e anzi tornando a crescere. Come mai?
Al di là delle fredde percentuali, infatti, deve esserci una ragione “politica” per questa inversione di rotta. E la risposta, come spesso capita, sembra venire dai temi che hanno dominato l’agenda mediatica. Il tema “forte” per eccellenza di Salvini (e quindi della Lega), ossia quello dell’immigrazione, continua ad essere molto presente nel dibattito pubblico. Ma ad esso, nelle ultime settimane, se ne sono affiancati almeno altri due, altrettanto forti – se non di più. Stiamo parlando del tema dei cosiddetti “vitalizi” e della loro “abolizione” (le virgolette sono d’obbligo, trattandosi di fatto di una riforma del sistema di calcolo delle pensioni degli ex deputati), e soprattutto del Decreto Dignità, emanato dal Governo e ora all’esame della Camera dei Deputati che dovrà convertirlo in legge.